Energia: aumentano i consumi ma anche i prezzi
Se da un lato, grazie alla ripresa economica, aumentano i consumi finali di energia, dall’altro diminuiscono le emissioni di CO2 (-1,2%) – peraltro invertendo la tendenza dell’ultimo periodo – per effetto sia della riduzione dei consumi di carburante nei trasporti stradali (-3,4%) – legata principalmente al rinnovo del parco auto, mentre poco significativa resta la diffusione delle auto elettriche – che della crescita di generazione elettrica da rinnovabili (che aumenta del 2%), in particolare fotovoltaico (+9%) e, ancor più, eolico (+20%), che vanno, così, anche a compensare l’ennesimo calo della produzione idroelettrica e che hanno peraltro raggiunto un nuovo massimo storico toccando quota 13,9% della domanda nazionale totale di energia elettrica.
A crescere è anche la domanda nazionale di gas (+8% nei primi nove mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016), il cui peso sul mix energetico raggiunge un massimo storico (circa il 39% dell’energia primaria). La ripresa del gas, come prevedibile, ha determinato anche una ripresa dei prezzi all’ingrosso: il vero dato negativo, tuttavia, è la crescita del differenziale tra il prezzo (all’ingrosso) italiano e quello degli altri Paesi UE – più alto, ad esempio, del 60% rispetto a quello della Germania (nostro principale competitor in campo manifatturiero), il doppio rispetto a soli due trimestri prima – che rimane, per il nostro Paese, un problema centrale, a cui anche la SEN 2017 ha riservato una certa attenzione, con un successo che al momento appare ancora alquanto dubbio.
Ai massimi storici si attesta, purtroppo, anche la dipendenza energetica del nostro Paese (oltre il 92% di quanto
consumato), con importazioni in aumento soprattutto da Russia e Nord Europa. In conclusione, il bollettino mostra come l’indice ENEA ISPRED, che misura la transizione energetica tenendo conto di sicurezza energetica, prezzi e decarbonizzazione, risulti in calo (del 2% rispetto al trimestre precedente). Questo dato negativo è legato, oltre che all’aumento dei prezzi, anche al peggioramento del processo di decarbonizzazione che, a dispetto del nuovo calo registrato nelle emissioni di anidride carbonica, va sostanzialmente a confermare la discontinuità rispetto alla traiettoria di forte riduzione delle emissioni di CO2 osservata fino al 2015. A questo, peraltro, non si accompagna un deciso miglioramento della sicurezza energetica che, invece, registra solo lievi progressi prevalentemente dovuti al trend di riduzione del peso del petrolio sui consumi totali, unito ad una maggiore diversificazione delle importazioni di greggio e al miglioramento dei margini di raffinazione. Uno sforzo maggiore, insomma, sarebbe stato auspicabile, e per ora i segnali negativi si fanno sentire più di quelli positivi.
Fonte: Giusy Massaro – I-Com Blog