Bolletta energetica al minimo del secolo
L’analisi degli ultimi dati del commercio estero evidenzia che nei primi 9 mesi del 2016 il valore delle esportazioni segna un aumento dello 0,5%, risultato di una crescita del 2,9% delle vendite sui mercati Ue e di una flessione del 2,7% sui mercati extra Ue. In calo del 2,9% le importazioni, flessione determinata tutta dagli acquisti dai Paesi extra Ue (-7,9%) mentre tengono (+0,8%) quelli dai Paesi Ue; nel dettaglio settoriale il 91,6% del calo dell’import da Paesi extra Ue è dovuto all’energia. Negli ultimi 12 mesi il saldo del commercio estero sale a 51.420 milioni di euro, il massimo storico in valore assoluto e pari al 3,1% del Pil, in avvicinamento al precedente picco del 3,3% registrato 20 anni fa (1996), con un miglioramento di 9.258 milioni rispetto ai 42.161 milioni di euro (2,6% del Pil) dei 12 mesi precedenti.
Il miglioramento dell’avanzo commerciale è stato tutto dovuto al contenimento per 9.566 milioni di euro del saldo del commercio estero dell’energia che nell’ultimo anno – cumulato ultimi 12 mesi – scende a 26.601 milioni di euro, pari al 1,6% del Pil, il minimo del secolo: bisogna infatti tornare al 1999 per trovare un minore onere della bolletta energetica sul Pil (-1,3%). La fase positiva del ciclo economico sostiene la domanda per importazioni non energetiche (+2,2%) mantenendo sostanzialmente stabile (-308 milioni di euro) il saldo al netto dell’energia. Negli ultimi 12 mesi i prodotti energetici importati sono pari a 37.067 milioni di euro e nell’ultimo anno il loro valore si è ridotto del 25,4%; tale calo è completamente determinato dalla riduzione del 56,7% dei valori medi unitari mentre i volumi importati aumentano del 7,9%.
L’analisi della serie storica dei prezzi all’import di commodity energetiche conferma la discesa tendenziale del 20,2% della media degli ultimi 12 mesi anche se – considerando i dati mensili – il fenomeno appare in attenuazione: a settembre 2016 i prezzi dell’import energetico scendono del 5,8% mentre solo 7 mesi prima segnavano una caduta del 28,5%. Queste tendenze dei prezzi all’importazioni si associano a un costo del barile di petrolio in euro che nella media degli ultimi 12 mesi segna una discesa del 14,2%, in decisa attenuazione rispetto al calo del 35,0% registrato un anno prima.
In chiave geopolitica – per questa analisi i dati sono aggiornati ad agosto – a fronte di un calo generalizzato delle importazioni, si osservano cambiamenti significativi delle quote delle vendite di commodity energetiche in Italia. Nei primi 8 mesi del 2016 la maggiore quota delle importazioni di petrolio e gas è quella del Medio Oriente con il 32,6%, seguito dall’Africa con il 28,3%, dai Paesi europei non Ue con il 26,0%. Quote più contenute per Asia centrale (6,4%), Unione europea a 28 (5,6%) e America (1,1%).
Nell’ultimo anno risulta in salita di 3,2 punti la quota del Medio oriente; seguono con +0,8 punti l’Asia centrale e con +0,5 punti l’Africa (combinazione di una crescita di +1,6 punti della quota dell’Africa settentrionale e un calo di 1,1 punti della quota del Resto dell’Africa). All’opposto segna un calo di 3,2 punti la quota dei Paesi europei extra Ue e di 1 punto la quota dei Paesi Ue mentre è sostanzialmente stabile (-0,3 punti) la quota dell’America. La quota del complesso dei paesi Opec sale di 6 punti. Prendendo in esame i primi dieci Paesi fornitori dell’Italia di petrolio e gas, il maggiore incremento della quota è registrato dall’Algeria (+6,7 punti), seguita da Iraq (+4,1 punti) e Kuwait (+2,1 punti); all’opposto i cali più ampi della quota di import italiano lo registriamo per la Libia (-4,2 punti) e Russia (-2,4 punti).
Fonte: Enrico Quintavalle, Quotidiano Energia