Alimentazione sostenibile: l’impatto sulle risorse idriche
Un recente studio dell’università di Tulane e del Michigan calcola l’impatto sulle risorse idriche dell’alimentazione sostenibile evidenziando come anche alimenti sani possano avere un impatto tutt’altro che trascurabile. Lo studio si basa sull’analisi della quantità d’acqua d’irrigazione necessaria per produrre gli ingredienti e l’eventuale carenza d’acqua che ne consegue.
Alimentazione sostenibile e regime alimentare
Il 22 aprile era il Giorno della Terra in cui si celebra il nostro pianeta e ci si impegna per la salvaguardia dell’ambiente. Uno degli aspetti più discussi in termini di impatto sull’ambiente, è il consumo di carne e lo spreco alimentare contrapposti ad un’alimentazione sostenibile in equilibrio con le risorse della Terra. Perciò adottare un’alimentazione sostenibile è infatti diventata una soluzione sempre più diffusa per “fare la propria parte”. Troppo spesso tuttavia, tra la commercializzazione e la banalizzazione, si dimentica di considerare anche l’impatto ambientale dei cibi sostenibili.
Il recente studio dell’università di Tulane e del Michigan elabora un nuovo parametro da tenere in considerazione: l’impatto sulle risorse idriche. In base a questo aspetto, l’alimentazione sostenibile va considerata con una prospettiva diversa. Nell’alimentazione sostenibile, questa metrica analizza quanta acqua ci vuole per produrre certi alimenti, soprattutto se e dove l’acqua dolce scarseggia. A loro volta, i ricercatori hanno esaminato l’impatto di varie diete individuali negli Stati Uniti, tenendo in considerazione come guida le variazioni regionali in termini di alimentazione sostenibile e carenze d’acqua.
Le diete e l’alimentazione sostenibile
Lo studio ha ribadito che la carne è l’ingrediente che maggiormente contribuisce alla scarsità d’acqua, per un impatto del 31 %. Infatti, tra i vari tipi di carne, l’impatto della carne bovina è 6 volte maggiore della carne di pollo e ben 11 volte più alto della carne suina. In termini di macro-categorie, segue la frutta con un impatto del 20 %, le verdure con il 12 %, seguite da latticini e bevande con l’8 % ciascuno. Frutta secca e cereali a loro volta impattano entrambe le categorie per un 7 % sull’uso delle risorse idriche. Stando a quanto afferma Diego Rose, co-autore dello studio, L’impatto dell’uso dell’acqua nella produzione alimentare dovrebbe essere un elemento chiave dell’alimentazione sostenibile.
Inoltre non si deve dimenticare poi che molti cibi sono coltivati in aree del globo dove l’acqua è scarsa. Questo vale specie per certa frutta, frutta secca e verdure che in quelle aree hanno un effetto più forte sull’impatto ambientale dell’alimentazione sostenibile . Colture ad alta intensità idrica sono: mandorle, noci, anacardi, limoni, avocado, asparagi, broccoli e cavoli.
L’approccio dell’analisi
L’impatto sulle risorse idriche della produzione alimentare è un elemento centrale in qualsiasi tipo di alimentazione sostenibile. Lo studio analizza l’impatto del legame dieta-acqua in termini di alimentazione sostenibile, ponendo l’attenzione sulle diete degli individui.
Dato che c’è una grande varietà nei cibi che ognuno consuma, l’analisi analizza i singoli ingredienti che compongono il regime alimentare dell’individuo. L’approccio a livello individuale permette una comprensione più articolata e di trarre conclusioni più complete per capire potenziali politiche da intraprendere e campagne educative da promuovere.
Conclusioni
Lo studio combina le tipologie e le quantità degli alimenti nelle diete degli individui con l’acqua d’irrigazione necessaria per produrre quegli alimenti e la relativa carenza d’acqua del luogo dove avviene l’irrigazione. In quest’ottica, lo studio include esempi di sostituzioni dietetiche che i consumatori possono fare per ridurre il proprio impatto sulle risorse idriche promuovendo un’alimentazione sostenibile. Ad esempio, si può:
- Rimpiazzare alcuni tipi di frutta secca con altre arachidi o semi;
- Limitare il consumo di verdure ad alto consumo d’acqua e rimpiazzarle con verdure che richiedono poca acqua per essere coltivate come piselli, cavolini di Bruxelles, verze e cavolo nero;
- Sostituire la carne bovina con altre fonti proteiche come pollo, maiale, soia, fagioli, arachidi e semi di girasole.
Infatti la carne bovina è la maggior contributrice tanto alla carenza d’acqua quanto alle emissioni di gas serra. La predominanza dei prodotti animali è mitigata nell’indica sull’impatto della carenza d’acqua perché in parte la produzioni dei cereali dei mangimi è distribuita in regioni meno aride, mentre le verdure, la frutta e la frutta secca sono prodotte in regioni notoriamente povere d’acqua.
Quindi il concetto di impatto sulla carenza d’acqua è simile all’idea dell’impronta ecologica (carbon footprint), che dà una stima delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane. Una differenza fondamentale è però che le emissioni di gas serra aumentano i livelli di gas a livello globale, mentre l’alimentazione sostenibile ha un effetto sulle risorse idriche a livello locale.
Fonte: https://energia-luce.it/news/alimentazione-sostenibile-impatto-acqua/