E.On-Rwe, riassetto miliardario nell’energia tedesca. Ora Merkel ha il suo campione delle rinnovabili

Le due società si suddividono il mercato rispettivamente nella distribuzione e nella produzione di elettricità “pulita”. E allo stesso tempo blinda il settore dalle mire dei grandi gruppi del resto d’Europa, a partire da italiani e francesi

La Germania blinda le sue utility. Con uno scambio azionario e di asset tra E.On e Rwe, le prime due società tedesche del settore, il cancelliere riconfermato Angela Merkel mette al sicuro le sue imprese di produzione e distribuzione elettrica, dando vita a una operazione non irrilevante anche dal punto di vista finanziario, visto che muove una cifra attorno ai 22 miliardi di euro. A conferma che di fronte all’interesse nazionale, in Germania non si fanno tanti problemi a mettere d’accordo imprese private (E.on) e pubbliche (Rwe è controllata da enti locali). Un po’ come se in Italia ci fosse uno scambio azionario e di impianti produttivi tra Enel e A2a.

Nel dettaglio, E.On rileverà da Rwe il 76,8% di Innogy lanciando un’opa sul resto delle azioni a 40 euro (5 miliardi di spesa circa), dando in cambio il 16,67% del proprio capitale. La valutazione di Innogy, debito compreso, supera i 40 miliardi. E.On trasferirà quindi a Rwe buona parte del proprio business delle rinnovabili e le quote di minoranza (che fanno capo alla controllata Preussenelektra) detenute negli operatori nucleari Emsland e Gundremmingen, già controllati da Rwe oltre alla “costola” di Innogy che si occupa di rinnovabili e altri asset minori. A saldo di tutto il riassetto, Rwe verserà a E.On 1,5 miliardi.

L’esito dell’operazione sarà che Innogy diventerà un leader europeo delle rinnovabili con Rwe votato alla produzione di energia elettrica mentre E.On sarà più focalizzato sulla distribuzione e vendita di elettricità. Gli asset green tedeschi usciranno dunque dalle mire dei competitor, anche italiani e francesi (in passato si era parlato dell’interesse, in verità sempre smentito ufficialmente da parte di Enel e dei francesi di Edf), che negli anni recenti hanno acquisito quote di mercato e guardavano con interesse alla partita.
La mossa non è solo difensiva, ma serve alla Germania per recuperare il tempo perduto. Nonostante sia stata la prima nazione in Europa a muoversi con decisione verso le rinnovabili, ora ha bisogno di accelerare la sua transizione energetica: dopo l’incidente alla centrale giapponese di Fukushima, la Merkel deciso di avviare con largo anticipo l’uscita dal nucleare.

La chiusura dei primi gruppi ha comportato un aumento della produzione da carbone, tra le proteste dei movimenti ambientalisti e il rischio di mancare gli obiettivi di Parigi sul cambiamento climatico. La creazione di un gruppo più forte sulle rinnovabili, dovrebbe ora permettere anche alla Germania di competere alla pari con i colossi europei del settore, da Enel Green Power e Edf Nouvelles, dai portoghesi di Edp agli spagnoli di Iberdrola.

Fonte: Luca Pagni – La Repubblica