CO2, l’evoluzione virtuosa della generazione elettrica italiana

Il rapporto Ispra e il confronto con i maggiori Paesi europei

Le emissioni di gas serra dal settore elettrico nazionale sono diminuite del 31% rispetto al 2005 a fronte di una produzione elettrica inferiore dell’1%. La percentuale di riduzione delle emissioni nazionali è seconda solo a quella del Regno Unito pari al 56%. È quanto emerge dal rapporto Ispra “Fattori di emissione atmosferica di gas a effetto serra nel settore elettrico nazionale e nei principali Paesi europei”, disponibile in allegato. Il rapporto confronta le prestazioni dei parchi termoelettrici dei principali Paesi dell’Unione prendendo in considerazione la composizione dei combustibili utilizzati, l’efficienza di conversione elettrica e le emissioni atmosferiche di gas a effetto serra.

Polonia e Germania hanno le percentuali di riduzione più basse, rispettivamente 7% e 12% rispetto al 2005. Il fattore di emissione nazionale di gas serra per la produzione elettrica di origine termica è il 22° tra i 28 Paesi Europei e tra i più grandi produttori di energia elettrica è superiore solo a quello della Svezia, dove il parco termoelettrico è prevalentemente alimentato da bioenergie.
Il mix di combustibili del parco termoelettrico italiano è tra quelli a minore contenuto di carbonio, con una quota di gas naturale tra le più elevate in Europa; il fattore di emissioni di gas serra per la generazione termoelettrica è tra più bassi in Europa e, tra i principali Paesi esaminati, secondo solo a quello registrato per la Svezia; nel 2017 l’Italia ha registrato la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili più elevata tra i principali Paesi europei, seconda solo alla Svezia. I Paesi con cui è stato fatto il confronto sono Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Polonia e Svezia che, insieme all’Italia, rappresentavano nel 2010 il 75% della produzione elettrica lorda e quasi il 70% delle emissioni da produzione elettrica dei 28 Stati membri dell’Unione europea.

La produzione elettrica lorda da fonti rinnovabili in Italia è passata da 34,9 TWh nel 1990 a 103,9 TWh nel 2017 con un incremento sostenuto dal 2008 fino al 2014 e una riduzione negli ultimi anni. L’energia fotovoltaica ed eolica mostrano l’incremento più significativo. Le emissioni di CO2 da produzione elettrica sono diminuite da 126,2 Mt nel 1990 a 93 Mt nel 2017, mentre la produzione elettrica lorda è passata da 216,6 TWh a 295,8 TWh nello stesso periodo; pertanto i fattori di emissione di CO2 mostrano una rapida diminuzione nel periodo 1990-2017. L’analisi della decomposizione mostra che storicamente l’aumento dell’efficienza tecnologica nel settore termoelettrico e il conseguente impiego di combustibili a minore contenuto di carbonio hanno avuto un ruolo determinante nella diminuzione delle emissioni di CO2 ma a partire dal 2007 la quota delle fonti rinnovabili assume una dimensione rilevante, con un contributo alla riduzione delle emissioni atmosferiche superiore a quanto registrato per le altre componenti. Per i consumi elettrici l’analisi della decomposizione mostra che l’efficienza contribuisce alla riduzione delle emissioni atmosferiche solo nel settore industriale che rivela una struttura piuttosto eterogenea per i diversi comparti, mentre nel settore terziario la diminuzione dei fattori di emissione per la produzione elettrica è compensata dall’incremento dei consumi elettrici.

Nel settore domestico si ha un forte disaccoppiamento tra consumi elettrici e corrispondenti emissioni atmosferiche. Il confronto dei fattori di emissione di gas serra dei parchi termoelettrici mostra che il fattore di emissione nazionale è tra i più bassi nei principali Paesi europei. Considerando anche la produzione elettrica da fonti rinnovabili e da fonte nucleare, che non contribuiscono alle emissioni di gas serra, il fattore di emissione nazionale è il 13° in Europa e tra i grandi produttori è maggiore di quello di Spagna, Regno Unito, Francia e Svezia che, a differenza dell’Italia, dispongono di quote rilevanti di energia di origine nucleare.

Il mix nazionale di combustibili utilizzati per la produzione elettrica presenta la quota di elettricità da gas naturale più elevata tra i principali Paesi Europei (47,4%) e, al contrario, la quota di elettricità da combustibili solidi (principalmente carbone) tra le più basse (11%), superiore solo a quella di Regno Unito (6,7%) e Svezia (0,3%).
In Europa, più di un quinto dell’energia elettrica è ancora fornita da combustibili solidi. Germania e Polonia producono quote rilevanti di elettricità da combustibili solidi con elevati fattori di emissione come la lignite, 37% e 77% rispettivamente. Nel 2017 il rendimento del parco termoelettrico nazionale per la produzione di energia elettrica e calore è il 53,7% dell’energia contenuta nei combustibili, maggiore della media europea pari a 51,3% e inferiore solo al dato registrato per la Svezia (83%) che fa registrare la produzione di calore tra le più elevate in Europa. Il rendimento nazionale per la sola produzione elettrica del 41,5% è maggiore della media Europea (51,3%) ed è superato da Spagna (43,5%) e Regno Unito (47%).

Fonte: Staffetta Quotidiana