Bollette, aumenti in vista: la siccità ferma il nucleare, prezzi del gas in salita

Le alte temperature hanno provocato l’aumento della domanda di energia, ma la scarsità di acqua ha rallentato la produzione degli impianti nucleari. Sul mercato all’ingrosso saliti i prezzi di carbone e gas naturale

Un boom dei prezzi dell’energia in piena estate, a livelli mai raggiunti prima: per il momento riguarda gli operatori e chi opera nelle materie prime, visto che a rincarare sono i costi per l’approvvigionamento di carbone e di gas. Ma gli effetti negativi potrebbero colpire anche i consumatori già a partire dal prossimo autunno. Il che, tradotto in termini ancora più pratici, significa un possibile aumento delle bollette per famiglie e piccole imprese.

Ma andiamo con ordine. La causa principale del rialzo dei prezzi dell’energia è il gran caldo dei mesi estivi in tutta Europa. Ha provocato un aumento della domanda di energia per il funzionamento dei condizionatori, tanto per cominciare. Il loro utilizzo è crescente anno dopo anno: secondo il Global Opportunity Report, citato dalla rivista Valori.it, nel mondo per ogni 100 kw di domanda di energia elettrica 17 se ne vanno per far funzionare gli impianti di condizionamento dell’aria e di raffreddamento. Un fenomeno ancora più marcato nelle grandi aree metropolitane, dove si concentra la classe media (con l’Europa che fa ampiamente la sua parte). Ma c’è un altro elemento che comincia a pesare non poco: la domanda di energia per far raffreddare i grandi data center. L’intero settore mondiale dell’ICT potrebbe consumare da solo il 20% dell’energia elettrica su scala globale, generando il 5,5% delle emissioni nocive di CO2 entro il 2025.

A questo bisogna aggiungere che il gran caldo delle scorse settimane ha causato problemi a molte centrali nucleari in giro per l’Europa. Costrette a rallentare, se non a fermare la produzione, per mancanza di acqua da utilizzare negli impianti di raffreddamento dei reattori. La Francia, per esempio, ne ha fermato almeno tre. Questo ha provocato, in tutta Europa,  una riduzione dell’energia prodotta grazie al nucleare (solitamente la meno costosa sul mercato), a vantaggio dell’energia prodotta da centrali a carbone e a gas (in media piu costosa). Ma soprattutto un aumento dei prezzi della meteria prima, già sotto pressione per la domanda crescente in Asia. Il prezzo del carbone è ai livelli più alti degli ultimi sei anni e il gas sui mercati spot viene scambiato negli ultimi giorni a livelli mai registrati prima in piena estate. E salendo ora i prezzi all’ingrosso, in un periodo in cui gli operatori riempiono gli stoccaggi in vista dell’inverno, non potrà che esserci una ripercussione sui costi finali per i consumatori.

Fonte: Luca Pagni – La Repubblica