UE: per l’Italia i nodi di infrastrutture e mobilità

Evidenziati i noti pregi (Fer e bassa concentrazione mercato) e difetti (prezzi alti). Ma anche la necessità
di fare le reti elettriche e puntare sulle auto “verdi”

La transizione energetica dell’Italia può contare sulla buona penetrazione delle rinnovabili, ma deve assolutamente
passare dall’effettiva realizzazione delle infrastrutture (in particolare le reti elettriche) e da un maggiore sforzo su mobilità sostenibile e qualità dell’aria.
Può essere questa una sintesi della terza relazione della Commissione Ue sullo stato dell’Energy Union, per lo meno per quanto riguarda il focus sul nostro Paese. Il documento di Bruxelles evidenzia pregi e difetti ben noti dello Stivale, peraltro largamente sulla base di dati non proprio aggiornati. Da una parte, il raggiungimento con un anticipo di 5 anni del target sulla penetrazione delle Fer (al 17,1% nel 2015), un livello di concentrazione dei mercati inferiore alla media Ue (seppure in aumento nell’approvvigionamento gas) e “l’importante ruolo” giocato nella creazione dell’hub gas nel Mediterraneo. Dall’altra, gli alti prezzi dell’energia (ma anche qui le cifre sono ferme al 2015), l’eccessivo peso di tasse e oneri, la forte dipendenza dall’estero per le forniture.

Un tema su cui la relazione complessiva si sofferma è però l’esigenza di adeguare le infrastrutture energetiche “alle esigenze del futuro sistema” visto che, malgrado i “traguardi notevoli” raggiunti, continuano a “sussistere ostacoli in particolare per quanto riguarda l’energia elettrica”. A tal fine, venerdì la Commissione ha varato (oltre alla lista aggiornata dei progetti prioritari) una comunicazione sull’attuazione dell’obiettivo del 15% di interconnessione elettrica entro il 2030.
“Anche le infrastrutture energetiche europee devono muoversi nella stessa direzione e con la stessa velocità per poter sostenere la transizione energetica”, ha affermato Miguel Arias Cañete, commissario per l’Azione per il clima e l’Energia. L’Italia non fa eccezione. Attualmente il livello di interconnessione elettrica del nostro Paese, sottolinea il rapporto, è all’8,2%, quindi sotto il target del 10% al 2020. “L’Italia rimane insufficientemente connessa con il mercato elettrico Ue e la capacità disponibile non è sempre sfruttata appieno”, sottolinea Bruxelles. Ricordando inoltre la necessità di “superare i colli di bottiglia” interni.

Considerando anche la “significativa” dipendenza dall’import, dice la Commissione, il nostro Paese deve quindi svilupparenuova capacità con i Paesi vicini per evitare “il rischio di seri problemi di congestione”. Il rapporto evidenzia comunque che l’attuazione degli attuali Progetti di interesse comune (7 nell’elettricità, tra cui le
interconnessioni con Francia e Austria) porterebbe l’Italia a raggiungere la soglia dell’11% al 2020, quindi sopra il target del 10%. Nel gas, Bruxelles ribadisce il carattere strategico del Tap.

Come detto, altro tema “caldo” è la mobilità. Il rapporto sottolinea che “la quota di soluzioni alternative nelle nuove macchine vendute negli ultimi tre anni rimane limitato, in particolare per i veicoli elettrici”. Aggiungendo che “l’Italia si sta focalizzando su gas naturale come principale opzione per supportare gli obiettivi di mobilità sostenibile”. Affermazione forse un po’ eccessiva anche alla luce della nuova Sen e del piano Enel sulle colonnine.
Ad ogni modo, per Bruxelles “l’Italia è ancora lontana dal raggiungere la quota di energia rinnovabile nei trasporti al 2020 malgrado il Paese sia uno dei maggiori consumatori di biodiesel”. Circostanza che si ripercuote anche sulla qualità dell’aria della Penisola, che “continua a essere causa di preoccupazione”.

Fonte: Quotidiano Energia