Terna, entro il 2022 investimenti per 5,3 miliardi nelle rete elettrica
Risultati economici in crescita e un piano d’investimenti da qui al 2022 che vale oltre cinque miliardi di euro: sono alcuni dei numeri annunciati oggi a Milano dal gruppo dirigente di Terna, il gestore della rete elettrica italiana, che ha approvato il bilancio consolidato del 2017 e il piano strategico per i prossimi cinque anni.
I numeri del bilancio 2017
Scendendo nel dettaglio, il gruppo il 2017 ha registrato ricavi per 2.248 milioni di euro, in crescita del 6,9 per cento rispetto al 2016, con un margine operativo lordo (Ebitda) di 1 miliardo e 603 milioni (+3,8 per cento) e utili netti di 688,3 milioni (+ 8,7 per cento), mentre il debito è calato a 7.796 milioni, 180 in meno dell’anno precedente. Risultati che hanno indotto la società a remunerare i suoi azionisti con un dividendo di 22 centesimi per azione (1,4 in più del 2016) e a promettere un’ulteriore crescita delle cedole del 6 per cento all’anno dal 2018 al 2020.
Dati positivi che sono stati sottolineati durante la presentazione dall’amministratore delegato – in carica dallo scorso aprile – Luigi Ferraris, secondo cui «questi numeri, unitamente alla significativa accelerazione impressa agli investimenti, cresciuti del 21 per cento rispetto al 2016, sono alla base del Piano strategico 2018-2022 che accompagnerà il Paese verso una piena trasformazione energetica. L’obiettivo è quello di una completa integrazione delle rinnovabili e di digitalizzazione dell’infrastruttura per una maggiore sicurezza e resilienza, a beneficio di tutto il sistema».
5,3 miliardi di investimenti sulla rete
Il piano di Terna prevede investimenti in tre aree di business: le attività regolate, cioè la gestione della rete elettrica nazionale; quelle non regolate, ovvero lo sviluppo di servizi dedicati alle imprese per supportarne la transizione energetica; e le attività internazionali, che hanno lo scopo di rafforzare il posizionamento dell’Italia come hub elettrico tra l’Europa e l’area mediterranea, e portare a compimento i progetti infrastrutturali avviati in Sudamerica.
Tornando al nostro paese, per raggiungere gli obiettivi fissati dalle linee guida dell’Unione Europea e dalla Strategia energetica nazionale (SEN), Terna prevede di investire 5,3 miliardi, un terzo in più rispetto a quelli del precedente piano quinquennale. Il settanta per cento degli investimenti avrà carattere sostenibile, si legge nel documento, perché sarà volto a risolvere congestioni e colli di bottiglia, a migliorare la qualità del servizio e l’impatto ambientale e visivo delle infrastrutture. In particolare, ha detto Ferraris, «i lavori di rafforzamento delle linee che abbiamo in programma ci consentiranno di facilitare i flussi tra le diverse zone, per utilizzare al meglio l’energia prodotta portandola dalle zone in cui c’è un eccesso di capacità a quelli in cui c’è più richiesta».
Il dovere di spiegare i progetti ai cittadini
Nei prossimi cinque anni, è scritto nel piano strategico, 700 milioni saranno destinati alla realizzazione di dispositivi per migliorare la sicurezza e la stabilità del sistema, e all’espansione della fibra ottica con «la realizzazione di altri 20 mila chilometri di rete», ha detto ancora Ferraris. Poco meno di 2 miliardi serviranno invece per il rinnovo delle infrastrutture, e infine 2,8 miliardi verranno spesi per accrescere lo sviluppo della rete, lungo tre direttrici. Innanzitutto, la razionalizzazione delle reti elettriche nelle aree metropolitane di Roma, Milano, Napoli e Palermo, con la posa di nuovi cavi più avanzati dal punto di vista sia tecnologico che della sostenibilità ambientale.
Il secondo obiettivo è aumentare la capacità di scambio tra le diverse aree del nostro paese, rafforzando tanto le
connessioni sottomarine che gli elettrodotti, con l’avvio dei lavori per la realizzazione di tre nuove linee: la “ChiaramonteGulfi-Ciminna” in Sicilia, la “Colunga-Calenzano” tra Toscana ed Emilia-Romagna, e la “Giusi-Foggia” tra Abruzzo e Puglia. Infine, il piano prevede di rafforzare le interconnessioni tra la rete italiana e quella europea – in particolar modo quelle con la Francia e con il Montenegro – per aumentare la capacità di scambio con gli altri paesi e l’integrazione del mercato continentale.
«È un piano sfidante, che richiede un grande impegno da parte mia e di tutto il management per la sua realizzazione» ha concluso l’ad, spiegando, a proposito delle opere da realizzare, che «il modo migliore per limitare la sindrome Nimby è incontrarsi, spiegare, illustrare i progetti stessi sin dal primo giorno», partendo dal presupposto che «ciò che noi spendiamo va nella bolletta dei cittadini, per cui per noi spiegare è doveroso».
Fonte: Daniele Lessig – La Stampa