Svizzera, sì alla transizione energetica

La legge approvata per referendum con il 58,2% dei voti favorevoli. Al 2050 consumi -18%, Fer a 24,2 TWh. Fine del nucleare nel 2034

Con il 58,2% dei voti favorevoli, gli svizzeri hanno approvato con il referendum svoltosi ieri la nuova Legge federale sull’energia (LEne), che sarà alla base della nuova Strategia energetica al 2050. Elaborata dal Governo in seguito all’incidente nucleare di Fukushima del 2011 e approvata dal Parlamento lo scorso autunno, la SE 2050 è stata accolta favorevolmente nella gran parte del territorio elvetico, sia nei cantoni francesi che in quelli germanofoni e italiano. Ha votato il 42% degli aventi diritto. Nel dettaglio, la LEne prevede la chiusura dell’ultima centrale nucleare nel 2034 (l’anticipo di questa data al 2029 è stato bocciato con il referendum dello scorso novembre), mentre le grandi centrali idroelettriche esistenti riceveranno sussidi temporaneamente. Per quanto riguarda il risparmio, saranno estesi gli sgravi per gli interventi in edilizia e inasprite le norme per l’efficienza dei veicoli a motore e degli apparecchi elettrici. Saranno inoltre prolungati i sistemi incentivanti per le Fer: quelli in conto energia fino al 2022 e quelli in conto capitale fino al 2030. Tali incentivi continueranno ad essere finanziati con il “supplemento rete”, accresciuto dagli attuali 1,5 a 2,3 centesimi di franco per kWh con un introito supplementare previsto in circa 480 milioni di franchi all’anno.

Un quarto di questa cifra, 120 mln franchi, sarà destinato ai sussidi per le centrali idroelettriche. L’obiettivo della SE 2050 è ridurre il consumo procapite attraverso l’efficienza del 3% al 2020 e del 18% al 2050 e accrescere la produzione da rinnovabili dagli 1,7 TWh del 2015 a 4,4 TWh nel 2020 e 24,2 TWh nel 2050. “Il sostegno del popolo alla SE 2050 apre un nuovo capitolo verso un futuro energetico moderno”, ha commentato il presidente della Confederazione, Doris Leuthard, secondo la quale “il popolo conferma la via intrapresa dal Governo perché vuole più energie rinnovabili, maggiore efficienza energetica, più produzione locale e meno dipendenza dall’estero”. Il sostegno alle Fer, ha ricordato la Leuthard, comporterà per le famiglie un maggiore onere sulle bollette di 40 franchi all’anno a partire dal 2018. “Vigileremo affinché il costo della strategia non superi i 40 franchi all’anno”, ha ammonito Christian Imark, deputato dell’Unione democratica di centro (Udc), il partito che aveva lanciato il referendum contro la LEne.

Positivi i commenti sull’esito referendario dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere (Aes), secondo cui si tratta di “un’adesione chiara alle energie rinnovabili, come l’idroelettrico che rappresenta la colonna vertebrale della nostra 10 produzione”, e dell’associazione delle Pmi e degli artigiani (Usam), convinta che la SE 2050 “apre la porta a nuove opportunità per la Svizzera”. La Confederazione “è finalmente entrata nel XXI secolo”, ha affermato dal canto suo la deputata ecologista Adèle Thorens, mentre per Greenpeace il Paese alpino “è ormai sulla strada della transizione energetica e accelera l’uscita dal nucleare”.

Fonte: Quotidiano Energia