Snam, il gas italiano alla conquista dell’Europa. Accordo strategico con Saipem
Il settore del gas italiano va alla conquista dell’europa. Lo fa con Snam, la sua società più rappresentativa e contando sul fatto che nei prossimi anni l’Unione Europea avrà bisogno di quantità maggiori di materia prima, mano a mano che andranno in esaurimento i giacimenti del mare del Nord. Ecco il motivo per cui sarà necessario ampliare la rete di infrastrutture per consentire sia l’approvvigionamente sia la sua deverisfificazione per impedire un aumento dei prezzi.
In questo quadro vanno lette le operazioni in cui è impegnata Snam, così come sono state confermate anche dalla
trimestrale appena pubblicata. La società che dal 2012 si è staccata da Eni ed è finita nell’orbita della Cassa Depositi Prestiti, vuole consolidare sempre di più il suo ruolo di leader europeo nelle infrastrutture del gas “La società monitorerà con approccio selettivo e con la consueta disciplina finanziaria – si legge nella nota appena difusa al mercato – potenziali nuove opportunità di investimento in asset infrastrutturali, anche a livello europeo”. In sostanza, il gruppo guidato da Marco Alverà, ex braccio destro di Paolo Scaroni all’Eni, cerca nuove pedre, dopo aver rilevato la rete del sud della Francia da Total, il collegamento sotto la manica tra Inghilterra e Belgio e parte della rete dell’Austria, tra cui il “tubo” che porta al Tarvisio il gas in arrivo dalla Russia.
La prossima operazione potrebbe arrivare dalla Grecia: entro fine anno vanno consegnate le offerte vincolanti da parte degli investitori ammessi alla shortlist per la quota del 66% di Desfa, operatore controllato dallo Stato e attivo nella distribuzione del gas. Si tratta di una privatizzazione concordata con la ue e il Fondo monetario internazionale, nell’ambito del salvataggio dei conti pubblici: il governo di Atene venderà il 31% di Desfa ed Hellenic Petroleum il suo 35%. In gara sono rimaste la spagnola Regasificadora Del Noroeste (Reganosa) e il consorzio che include Snam, la spagnola Enagas, la belga Fluxys e la olandese Gasunie. i cui consulenti sono al lavoro per la valutazione finale.
Ma Snam potrebbe non fermarsi qui, visto il piano di investimenti da 5 miliardi per i prossimi anni. Per quanto siano per lo più destinati alla rete in Italia, anche le scelte fatte, in realtà, sono pensate per fare del nostro paese una piattaforma per l’esportazione del gas verso il resto d’Europa, in particolare i paesi dell’est.
Ecco perché gli investimenti sono destinati alle opere di “reverse flow”, per consentire il trasporto del gas in uscita e non solo in entrata come avviene ora. E sfruttare i vari punti di accesso del nostro paese: a parte i tre rigassificatori di la Spezia (gestito da Snam), Rovigo e Livorno, ci sono il gasdotto che collega Sicilia e Libia nonché il Tap, il tubo sotto l’Adriatico che approda in Salento dalla Grecia e che una volta realizzato porterà in Europa il gas dell’Azerbajian.
Come si legge sempre nella nota allegata ai conti dei primi nove mesi “le stime più recenti sull’evoluzione della domanda di gas naturale sul mercato europeo prevedono per il quinquennio 2017-2021 una situazione di sostanziale stabilità rispetto ai livelli del 2016, dove la riduzione progressiva della produzione interna europea sarà bilanciata da una crescente dipendenza dalle importazioni”. In altre parole, diventa fondamentale la gestione delle infrastrutture diventa fondamentale.
In questa direzione va anche l’accordo appena siglato con Saipem, la società di ingegneria a sua volta uscita da poco dal controllo di Eni per passare tra gli asset di Cdp. Le due società hanno firmato un memorandum con il quale si impegnano a studiare progetti comuni in Italia ma anche in Europa: metteranno a disposizione di altri operatori la loro competenza nella progettazione e realizzazione di gasdotti e infrastrtture per il trasporto e lo stoccaggio del gas.
Fonte: Luca Pagni – La Repubblica