Per salvare il mondo serviranno 70.000 miliardi di investimenti nel settore energetico entro il 2040
Secondo un rapporto di Bank of America il vero pericolo per il mondo è rappresentato dal cambiamento climatico. Se
non si interviene l’ambiente e quindi la vita sulla Terra diventerà più difficile entro la fine di questo secolo. Ci saranno costi pari al 5% del Pil mondiale e a farne le spese sarà il 60% della popolazione. Il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre e la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è aumentata a livelli record. Per evitare la catastrofe, scrive la banca d’affari americana, serviranno 70 mila miliardi di investimenti entro il 2040. Considerando che, come indica l’Iea (International Energy Agency), gli investimenti mondiali nel 2016 nel settore energetico sono ammontati a 1.700 miliardi di dollari (il 2,2% del Pil mondiale) è facile capire come sia necessario fare molto di più. Questa cifra infatti è più bassa rispetto a quella del 2015 quando gli investimenti si attestarono a 1.900 miliardi.
Cresce la spesa nell’efficienza energetica e nelle reti elettriche.
I settori che hanno registrato una crescita della spesa sono quelli dell’efficienza energetica (+9%) e delle reti elettriche (+6%). Tali aumenti sono stati più che compensati dal calo degli investimenti in petrolio e gas, diminuiti di oltre un quarto, e dalla generazione di elettrica (-5%). La diminuzione dei costi, in particolare nel petrolio e nel gas e nel solare fotovoltaico, è stata la ragione principale del calo. Gli investimenti nel settore elettrico (718 miliardi di dollari) hanno superato, per la prima volta, quelli nell’oil&gas (649 miliardi). Tuttavia, petrolio e gas rappresentano ancora i due quinti degli investimenti globali di approvvigionamento energetico, nonostante un calo del 38% delle spese in tale settore tra il 2014 e il 2016 dovuto in gran parte al calo del prezzo del petrolio. Di conseguenza, la quota di investimenti a basso contenuto di carbonio, comprese le reti elettriche, è cresciuta di 6 punti percentuali al 43% nello stesso periodo.
È la Cina il Paese dove si investe di più.
Secondo il rapporto dell’Iea è la Cina che si conferma come Paese dove si investe di più, assorbendo il 21% del totale anche se cambia la composizione degli investimenti. Il 2016 ha visto una diminuzione del 25% nella realizzazione di nuove centrali a carbone. Oggi la Cina punta soprattutto sulle reti elettriche e sull’efficienza energetica. Crescono gli investimenti in India del 7%, con il Paese che consolida la terza posizione dietro agli Stati Uniti e alla Cina. Il Governo sta spingendo per modernizzare il sistema energetico e migliorarne e diffondere l’accesso. In crescita anche le economie del Sud-est asiatico che rappresentano insieme oltre il 4% degli investimenti energetici globali. Nonostante il forte calo nel settore del petrolio e del gas, la quota degli Stati Uniti negli investimenti globali nel settore energetico è salita al 16% – ancora più elevata di quella dell’Europa, dove la spesa è diminuita del 10% – grazie principalmente alle energie rinnovabili. Dopo un crollo del 44% degli investimenti tra il 2014 e il 2016 nell’upstream (estrazione)– a causa del calo del prezzo del petrolio– questi dovrebbero risalire del 3% nel 2017 grazie a un aumento del 53% di quelli shale negli Stati Uniti, del 4% in Medio Oriente (+4%) e del 6% in Russia (+6%). Spesa in aumento anche in Messico dopo il successo delle gare in alcuni giacimenti offshore lo scorso anno.
Fonte: Giandomenico Serrao – AGI