Prezzi elettrici, per le piccole imprese spread vs Ue vale 2 mld €. E deriva tutto da oneri e fisco

Italia 2° in Europa. Nel 2017 gap in discesa, ma resta un divario del 16,1% che potrebbe allargarsi nel 2018. Analisi del mercato non domestico fino a 500 MWh

L’estate del 2018 è caratterizzata da un sensibile aumento del costo dell’energia elettrica per le piccole imprese, con l’Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica sul mercato di maggior tutela di una Micro-piccola impresa (Mpi) che al terzo trimestre 2018 registra un aumento del 7,6% rispetto al trimestre precedente, collocandosi vicino ai massimi di fine 2014. Nella media dei primi tre trimestri del 2018 l’Indice Confartigianato segna un aumento del 6% e queste tensioni sul lato dei costi potrebbero tornare ad allargare il divario di competitività delle piccole imprese in termini di maggiore costo dell’energia elettrica, nonostante nel 2017 tale gap abbia registrato una apprezzabile discesa.

L’analisi dei prezzi dell’energia elettrica delle imprese, al netto dell’Iva, pubblicati da Eurostat indica nel 2017 per la classe di consumo fino a 20 MWh un divario di 2,76 c€ al kWh (+14,2%) e per quella tra 20 e 500 MWh di 2,50 c€/kWh (+17%); il segmento di mercato di riferimento della piccola impresa – fino a 500 MWh – paga in media l’energia elettrica 18,52 c€/kWh, il 16,1% in più di un competitor europeo di analoga dimensione. Il prezzo dell’energia elettrica per la piccola impresa in Italia è il secondo nell’Unione europea, dietro alla Germania che registra un gap con la media dell’Euro zona del 18,1%; ed è proprio nel 2017 che l’Italia viene superata dalla Germania nel livello dei prezzi dell’energia elettrica nel segmento di piccola impresa. Tra gli altri maggiori competitor nell’area a valuta comune i prezzi in Spagna sono più allineati (+1,7%) alla media di riferimento mentre in Francia sono inferiori del 19,4%.

Nel 2017 il divario dei prezzi Italia-Uem ha registrato un’accentuata discesa, oltre dieci punti rispetto al 26,4% dell’anno precedente. L’attuale differenziale di prezzo è determinato pressochè interamente (per il 97%) dagli oneri fiscali e parafiscali, dato che in Italia il gap di prezzo al netto di tasse e oneri è di soli 0,09 c€/KWh, lo 0,8% in più della media dell’area euro. L’incidenza di oneri fiscali e parafiscali nell’Euro zona è del 31,6% del prezzo finale, mentre in Italia sale di quasi dieci punti e arriva al 40,7%.
Il consumo in questo segmento di piccola impresa è pari a 78.321 GWh e nel dettaglio fino a 20 MWh di consumi si addensa il 25,8% dei consumi mentre tra 20 e 500 MWh troviamo una più limitata quota di imprese consumatrici – l’11,8% – che determina il 74,2% dei volumi dell’intero segmento di piccola impresa. Sulla base di questa configurazione di consumo nel 2017 il divario di costo dell’energia elettrica delle micro e piccole imprese ammonta a 2.011 milioni di euro, con una incidenza media dello 0,24% sul valore aggiunto di piccola impresa.

Fonte: Enrico Quintavalle – QE