I prezzi del petrolio nel 2018: ascesa e crollo

Con il progressivo crollo di tutti i livelli di supporto, l’anno appena concluso lascia al 2019 una pesante eredità di incertezza

Il 2018 si è concluso con un prezzo medio del Brent pari a 70,9 $/b con un aumento del 30,6% rispetto al 2017; nel caso del greggio americano Wti il prezzo è stato pari a 64,8 $/b con un incremento del 27,3%. Il prezzo del Brent denominato in euro è stato pari 60,6 euro/b con una variazione positiva del 23,1%.
Questi aumenti non sono peraltro rappresentativi della dinamica che si è verificata nel corso dell’anno, caratterizzata invece da forti oscillazioni non spiegabili con il solo andamento del rapporto tra offerta e domanda ma anche con le mutevoli aspettative legate alla componente geopolitica, al clima economico ed all’andamento degli stoccaggi.

I primi sei mesi sono stati infatti caratterizzati da un ciclo ascendente che ha portato il Brent, in media mensile, dai 68,4 $/b di gennaio agli oltre 74,5 $/b di giugno. In questo caso le aspettative di restrizioni dell’offerta legate alle tensioni geopolitiche in Siria e ai difficili rapporti con l’Iran hanno spinto prezzi al rialzo in un contesto di scorte in tendenziale riduzione. Nel pieno della stagione estiva, tradizionalmente caratterizzata da aumenti legati alla richiesta di benzine, la tendenza all’aumento ha subito una battuta di arresto per il manifestarsi di condizioni di surplus di offerta. Ad agosto il prezzo medio del Brent è sceso a 72,5 $/b. Nei mesi di settembre ed ottobre si è manifestata una nuova fase di aumenti collegati alle aspettative di restrizioni dell’offerta a causa dell’approssimarsi dell’embargo nei confronti delle esportazioni di petrolio iraniane anche se non più decisive per l’equilibrio del bilancio mondiale. In tal modo, anche con il supporto di una forte componente speculativa, il Brent ad ottobre è stato spinto a toccare in media mensile gli 81 $/b mentre qualcuno ipotizzava un ritorno a quota 100.

Con l’arrivo dell’autunno tutti i guadagni della prima parte dell’anno sono stati annullati e i prezzi sono crollati a livelli nettamente inferiori a quelli di inizio anno. Il netto peggioramento del clima economico è stato il fattore qualificante di questo periodo dell’anno, caratterizzato anche da forti perdite sulle piazze finanziarie a partire dalla borsa americana. La componente geopolitica ha perso vigore mentre anche l’inizio dell’embargo contro l’Iran non ha suscitato particolari reazioni. D’altra parte, il 2018 è stato l’anno che ha visto la produzione di greggio degli Stati Uniti attestarsi su una media annua di 10,8 milioni di b/g, in aumento del 16,0% rispetto all’anno precedente. Un fattore decisivo per l’assetto complessivo del mercato. A novembre il prezzo del Brent è stato pari a 64,9 $/b in riduzione del 20,0% rispetto al mese precedente mentre il Wti scendeva a 56,9 $/b sotto la soglia psicologica dei 60 $/b, in attesa delle decisioni Opec.

A dicembre, i prezzi del petrolio, dopo una fase di stabilizzazione a seguito dei tagli decisi dall’Opec e dalla Russia sono stati interessati da una nuova ondata di ribassi. L’attenzione degli operatori si è concentrata, per contro, sul peggioramento del clima macroeconomico mettendo in secondo piano le indicazioni dei fondamentali. In particolare, le tensioni tra Stati Uniti e Cina e le preoccupazioni sulle prospettive dell’economia americana e internazionale hanno creato un clima che ha reso impossibile un recupero dei prezzi. L’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Fed e vivamente criticato dal presidente Trump ha aggravato la situazione in quanto ha scoraggiato gli acquisti di greggio sui mercati dei futuri, già resi meno attraenti dall’atteso rallentamento delle attività economiche. Nel corso della seconda parte del mese il prezzo medio del Brent è stato così pari a 55,4 $/b mentre la media della prime due settimane era stata prossima ai 60 $/b.

Per effetto di questo nuovo crollo la media del Brent per l’intero dicembre è stata pari a 56,9 $/b con una riduzione del 12,3% rispetto al mese precedente; la media del Wti è stata pari a 49,2 $/b. Le distanze dalle medie annue sono davvero rilevanti e mettono ben in luce l’intensità del cambiamento intervenuto sui mercati. Il prezzo del Brent quotato in euro è stato pari a 47,2 euro/b contro i 57,1 di novembre, in calo del 18% anche grazie al miglioramento della posizione della moneta europea nei confronti del dollaro.

Con il progressivo crollo di tutti i livelli di supporto il 2018 lascia al nuovo anno una pesante eredità di incertezza. La crescita della domanda è insidiata del peggioramento del quadro economico ma l’offerta potrebbe subire dei ridimensionamenti di fronte a prezzi diventati poco remunerativi per molti giacimenti, provocando un rimbalzo incontrollato. Anche i Paesi Opec potrebbero decidere dei tagli più sostanziosi di quelli già stabiliti di fronte a riduzioni di entrate non sostenibili e alle inevitabili tensioni sul piano interno. La componente geopolitica potrebbe così tornare a giocare un ruolo aumentando l’instabilità.

Fonte: Vittorio D’Ermo – QE