I nuovi Oneri di Sistema Elettrico a partire dal 2018

Da una tariffa binomia a una tariffa trinomia: quali gli impatti sulla bolletta

La Delibera AEEGSU 481/17 ha recentemente ridefinito, con decorrenza 01/01/2018, la struttura dei c.d. Oneri di Sistema elettrico introducendo un nuovo schema di costo trinomio, espresso in Euro/anno, Euro/kW (attualmente non esistente), Euro/kWh. Inoltre, le nuove aliquote degli oneri di sistema saranno distinte nei seguenti raggruppamenti:

  1. “Oneri generali relativi al sostegno delle energie rinnovabili ed alla cogenerazione” (ASOS), distinti per classi di agevolazione, ivi inclusi i clienti non agevolati;
  2. “Rimanenti oneri generali” (ARIM);
  3. Componenti perequative UC3 e UC6.

In sostanza si semplificherà il numero delle componenti A – UC, ma si moltiplicherà il dettaglio delle possibili tipologie di utenza (che sarà equiparato al dettaglio oggi vigente per le tariffe di distribuzione in bassa, media e alta tensione).

 

Quale il presumibile impatto sul costo industriale dell’energia elettrica?

L’effetto di questa modifica strutturale degli oneri di sistema sarà – come intuibile – uno spostamento progressivo del carico di tali costi da una struttura di costo variabile con il volume dei consumi a una struttura “semivariabile” (o addirittura “semifissa”, in funzione della rilevanza futura delle componenti non legate al consumo). L’entità effettiva % di questo spostamento, evidentemente, sarà nota solo quando saranno pubblicate le nuove tariffe di Oneri di Sistema per il 1° trimestre 2018 (quasi sicuramente, a fine dic. 2017).

E’ indubbio che – tanto più questa configurazione di costi andrà a caratterizzarsi su una tipologia “fissa” – quanto più essa colpirà in misura maggiore queste due tipologie di utenze:

  • Utenti poco energivori con ridotto consumo orario equivalente della potenza disponibile. In particolare, le utenze industriali che lavorano su singolo turno (tendenzialmente, anche se non necessariamente, le piccole e medie), vedranno salire percentualmente l’incidenza di costo degli oneri di sistema rispetto al già poco sopportabile livello attuale.
  • Utenti autoproduttori (cioè con sistemi di cogenerazione, trigenerazione, fotovoltaici, ecc.), Come noto, questi utenti (grazie anche alla recente eliminazione del 5% sugli oneri di sistema, in virtù alla scomparsa dei SEU) attualmente hanno un costo energetico marginale sul kWh autoprodotto che risente in minima parte degli oneri di sistema, dato che questi oggi hanno componenti fisse modeste, dell’ordine di poche decine di euro/anno. Il presumibile innalzamento delle componente fisse e l’introduzione di una componente a kW di potenza in tali oneri si riverbererà pertanto (in misura al momento non prevedibile) su una minore convenienza a installare ed esercire sistemi cogenerativi. Qui si segnala un potenziale impatto negativo per la nuova Strategia Energetica Nazionale, in quanto – non conoscendo a oggi quale sarà il livello delle componenti fisse annue ed a kW – le aziende che sono intenzionate a installare sistemi di autoproduzione cogenerativa (il cui benefico effetto sull’efficienza energetica di sistema e sulla riduzione dei  consumi energetici primari nazionali è ben noto) entreranno in una fase di incertezza normativa e tariffaria. Questa incertezza perdurerà per tutta la seconda parte del 2017, almeno fino a quando non sarà noto il livello % di componente fissa degli oneri di Sistema.Un elemento di incertezza, questo, del quale la filiera industriale dell’autoproduzione cogenerativa avrebbe fatto volentieri a meno. Data infatti l’attuale incidenza media degli oneri di sistema per una media tensione per circa 57 Euro/MWh, l’introduzione di una componente fissa in tali oneri del 20% incrementerebbe fino a 11,4 Euro/MWh il costo dell’energia elettrica autoprodotta. Per alcune filiere industriali energy intensive e molto esposte sul costo energetico, questo incremento potrebbe essere critico, se non insopportabile.

Lo Staff EnergySaving.it