Il Governo vara la Strategia Energetica Nazionale

Confermata uscita dal carbone al 2025, Fer al 28%, elettriche al 55%, “quasi 5 milioni di auto elettriche
su strada nel 2030″. Proroga collegio Autorità? “Ne parleremo con il Presidente del Consiglio

“Rinnovabili al 28% dei consumi totali entro il 2030 e al 55% dei consumi elettrici, arrivare nel 2025 a carbone zero nella produzione di energia elettrica”. Questo, come anticipato dalla Staffetta, l’obiettivo annunciato oggi dal presidente del consiglio Paolo Gentiloni durante la presentazione della Strategia energetica nazionale, adottata definitivamente con un decreto interministeriale. Il decreto di adozione della Strategia Energetica Nazionale è stato firmato dopo la conferenza stampa dai ministri Carlo Calenda e Gian Luca Galletti alla presenza dei giornalisti e pone l’obiettivo generale di aumento al 28% sui consumi generali da fonti rinnovabili entro il 2030, così diviso: fonti rinnovabili elettriche al 55%, termiche al 30%, trasporti al 21%. Per il carbone, ha aggiunto Calenda “per realizzare questa azione in condizioni di sicurezza” sarà necessario realizzare in tempo utile il piano di interventi indispensabili per gestire la quota crescente di rinnovabili elettriche e completarlo con ulteriori, specifici interventi in termini di infrastrutture e impianti”. Per il petrolio, l’obiettivo è una riduzione di 13,5 mtep entro il 2030 sui consumi primari.

Il documento è definitivo. Calenda, rispondendo a una domanda della Staffetta, ha specificato: “non ci sarà un ulteriore passaggio in Parlamento, ce ne sono stati tanti. Sulle infrastrutture per uscire dal carbone sarà fatto un Dpcm”. Durante la presentazione Gentiloni ha lodato il documento: “Grazie a questa strategia l’Italia sarà un Paese più sano e competitivo” ha chiosato il premier. “Questo obiettivo andrà raggiunto coinvolgendo i cittadini e utilizzando i meccanismi di incentivo, che abbiamo confermato nella legge di bilancio”, ha aggiunto. La Sen prevede un investimento complessivo di 175 miliardi di euro al 2030 per la crescita sostenibile, di cui 30 per reti e infrastrutture di gas ed elettrico, 35 per fonti rinnovabili e 110 per l’efficienza energetica.
Per attuare la Sen, hanno spiegato i ministri, adesso partirà una cabina di regia. La task force sarà costituita dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, con la partecipazione anche di quelli dell’Economia, dei Trasporti e dei Beni culturali. Non mancherà una rappresentanza delle Regioni e un periodico aggiornamento degli enti locali. “La Sen – ha concluso Calenda – è un processo che continua, nato da una grande condivisione a monte ma che va verificata ogni anno e riscritta in parte sulla base degli eventi tecnologici e geopolitici ogni tre anni”. Prevista una relazione annuale al Parlamento sull’attuazione.

Per Gentiloni, “Calenda e Galletti hanno fatto un lavoro straordinario, l’obiettivo è avere una strategia che miri a rendere il sistema più sostenibile e competitivo. Due obiettivi che un tempo sembravano in contraddizione e che si sono andati sempre più intrecciando. Oggi è evidente che c’è una coincidenza. Quanto alla competitività del sistema industriale – ha sottolineato Gentiloni – l’Italia ha tante carte da giocare dal punto di vista della capacità di gestire in modo efficiente le reti energetiche, abbiamo tanti asset nelle nostre mani”.
Calenda ha poi sottolineato che “c’è una convergenza del mix elettrico in Europa”, con la riduzione del carbone e in una certa misura anche del nucleare, e “si converge sulle rinnovabili e sul gas come grande energia di transizione”.
L’uscita anticipata dal carbone, ha aggiunto, chiudendo gli 8 GW prima del tempo, “costa 3,8-4 miliardi di euro in più rispetto all’uscita naturale. Una cifra significativa molto dipendente dalla Sardegna dove ci sono due impianti significativi. Riteniamo che valga la pena fare questa scelta, una scelta giusta, corretta ed equilibrata, ma ci deve essere consapevolezza su quello che bisogna fare per arrivarci”.

Il punto, ha proseguito, è che “dobbiamo fare investimenti importanti sulle reti. Non possiamo fare scelte senza avere consapevolezza delle conseguenze. Abbiamo deciso di accettare la sfida della cessazione della produzione elettrica al 2025. Per fare questo occorre fare delle infrastrutture. Condivideremo l’elenco con la Conferenza Unificata Stato Regioni e lo recepiremo in un Dpcm, per evitare di uscire dal carbone e poi avere Regioni e Comuni che si oppongono ai progetti infrastrutturali. Quando una Regione fa un ricorso contro un gasdotto, non si mette a rischio solo quell’opera ma anche l’obiettivo di decarbonizzare la produzione elettrica entro la data prevista”.
Sempre restando nel settore elettrico, Calenda è poi tornato sul capacity market. “Siamo pronti a lanciare il mercato della capacità, aspettiamo l’ultimo passaggio su Bruxelles. La dismissione di capacità è stata potente negli anni scorsi e ci mette in una condizione di cautela, non di rischio ma di cautela”. Sul carbone, “il capacity conterrà – ma deve essere molto attento su questo – degli elementi relativi alla flessibilità, che è la cosa che l’Europa ci consente. E pensiamo di farlo condividendo con l’operatore che adesso sta producendo a carbone e valutando la questione degli stranded cost dopo aver capito qual è l’orientamento europeo su questo. Nel momento che uno ha preso la decisione, il modo è più una discussione che una normativa, soprattutto se l’operatore è sostanzialmente uno”.

Galletti ha sottolineato che in Italia “abbiamo in Europa e nel mondo il mix energetico più razionale. Penso alla Francia che ha ancora il nucleare e alla Germani che ha ancora una componente di carbone molto forte. E vedete in questi giorni le difficoltà della Francia ad uscire dal nucleare, hanno dovuto già ritardare di circa dieci anni rispetto a quello che avevano previsto”. Quanto al gas, la Sen “ha fatto un lavoro molto importante. Vista l’importanza del gas come energia di transizione, abbiamo lavorato su due fronti: garantire fonti diversificate con Tap ma anche Eastmed e anche eventualmente con un altro corridoio sud nel caso che il raddoppio del Nord Stream vada avanti; e allo stesso tempo cercando di prevedere qual è la dinamica del prezzo del gas, e quindi quanta liquidità dobbiamo dare al mercato”.

Quanto agli sgravi per gli energivori, ricordando l’approvazione della Legge europea, Calenda ha sottolineato che “interi settori della manifattura sono dipendenti dal costo dell’energia” e ha annunciato che “nei prossimi giorni faremo il decreto di attuazione. Ci sono settori – ha concluso – dall’acciaio all’alluminio che sembravano destinati a morire nei paesi occidentali e che invece stanno ritornando prepotentemente, e dobbiamo mettere in grado queste imprese di competere”.
Quanto alla fine della maggior tutela per i consumatori domestici, ha detto Calenda, “andremo con grandissima prudenza per evitare che si formino cartelli ed evitare che questo si trasformi in uno svantaggio sui prezzi”.
Nelle slide si legge infine qualcosa su due decreti molto attesi. Quello sul biometano per cui si prevede una “possibile emanazione entro il 2017” e quello per i nuovi incentivi alle rinnovabili elettriche 2017-2020 “subito dopo l’approvazione da parte della Ue”.

Sul settore dei trasporti, Galletti ha detto che per arrivare al 55% di rinnovabili nel settore elettrico ci dovrà essere un contributo della mobilità: “le macchine elettriche previste al 2030 sono quasi 5 milioni, quindi le policy di sostegno a quella filiera e a tutta la filiera Dafi dovremo trovarle e metterle nella Strategia clima energia. Sul tema è poi intervenuto Calenda rispondendo alle domande dei cronisti. Dopo aver citato la Dafi, ha detto: “riteniamo che ci vuole incentivo per svecchiare il parco circolante, ma è un tema delicato perché la fonte finanziaria individuata, che poteva essere una componente della bolletta, beh, questo è un uso della bolletta forte. In commissione abbiamo detto che per noi ha senso e prendiamo in considerazione questa ipotesi se c’è un’ampia condivisione delle forze politiche. Fino a adesso le risposte non sono arrivate, ma immagino che nei prossimi giorni arriveranno. Non vogliamo una rottamazione vecchia maniera, ma una transizione verso i modelli oggi disponibili, dal gas elettrico ibrido ecc”. quanto a incentivi “regolamentari”, Calenda ha detto: alcuni tipi di auto “hanno già accesso ai centri storici ma se non ci sono le reti di distribuzione non si va da nessuna parte”.

“L’obiettivo di questo esercizio è rendere tutta la politica energetica (e quella ambientale per quanto riguarda gli aspetti energetici) coerente, misurabile e consapevole. Perché l’impressione che si ha certe volte è che tutti vogliano decarbonizzare tutto a patto che non si debba fare un metro di infrastruttura. Questa cosa non si può fare, appartiene al mondo della fuga dalla realtà che vediamo sempre più presente un po’ dappertutto”. Su questo sarà fondamentale il confronto con le Regioni in sede di Conferenza Unificata, dove arriverà la stessa Sen e il Dpcm con le infrastrutture strategiche, fondamentalmente interventi per rafforzare le reti elettriche.
La Sen prevede un totale di investimenti di 175 miliardi al 2030 (30 in reti e infrastrutture, 35 sulle fonti rinnovabili e 110 sull’efficienza energetica). “È uno dei due grandissimi assi di sviluppo della politica industriale nei prossimi anni”, ha detto Calenda, “insieme a industria 4.0 e al piano per l’internazionalizzazione. Su questo ci giochiamo lo sviluppo economico del Paese”. Il ministro Calenda, interpellato al termine della presentazione su una possibile proroga dell’attuale collegio dell’Autorità per l’energia ha risposto: “ne parleremo con il presidente del Consiglio”.

Fonte: Staffetta Quotidiana