Mercato Elettrico e oneri di sistema
Nel mercato elettrico si deve fare i conti con i cosiddetti oneri di sistema, ovvero i pesanti costi aggiuntivi sulla bolletta elettrica e sulle ripercussioni che questi hanno (direttamente o indirettamente) sull’economia italiana con la relativa lievitazione dei prezzi generalizzata. Negli ultimi tre anni il consumatore più attento avrà notato come la spesa per la componente materia prima nella propria bolletta energetica sia complessivamente diminuita grazie a una riduzione generalizzata dei prezzi di mercato (meno 6,5%). Di tale risparmio, però, lo stesso consumatore non ha potuto percepire il reale beneficio perché questo è stato vanificato in parte (per ben il 19%) dall’aumento delle tariffe regolate per le attività prive di rischio (come il trasporto, la distribuzione e la misurazione), e in parte ancora maggiore per l’aumento degli oneri generali di sistema che hanno un peso ancor più forte: circa il 34% del totale della bolletta.
Una tematica importante di cui si è discusso a lungo a Roma in Senato, in occasione del convegno organizzato da
FareAmbiente, Movimento Ecologista Europeo ed Eviva, azienda attiva nel mercato dell’energia elettrica e del gas
naturale. Il meccanismo di esazione è complesso ed in particolare gli oneri di sistema sono dovuti dai clienti finali ai venditori, i quali a loro volta li versano ai distributori che, quale ultimo passaggio, li corrispondono in parte alla Cassa Conguaglio del sistema elettrico ed in parte al GSE. Il tasso di morosità negli ultimi anni è cresciuto costantemente esasperando l’attività dei venditori. Come lo stesso Regolatore ha spesso dichiarato (Autorità EE – Relazione annuale 2016) gli oneri generali andrebbero spostati sulla fiscalità generale, trattandosi di oneri parafiscali. La debolezza politica non ha permesso questo spostamento facendo sì che si continuasse a gravare sulle spalle dei venditori.
Il tema è certamente complesso ma, alla luce del giudizio amministrativo, pare evidente la necessità di intervenire
tempestivamente. Riteniamo opportuno lavorare in tre diverse direzioni: da una parte, distribuendo il rischio morosità equamente; dall’altra, mantenendo indenne il venditore sugli oneri non incassati, attraverso l’intervento di un fondo di compensazione a garanzia regolato dall’Autorità (che preveda meccanismi di gestione più semplici e tempistiche ridotte; e recuperando gli oneri versati ma non riscossi relativi agli ultimi dieci anni); per finire, introducendo strumenti di sistema per la protezione dal rischio credito ispirandosi alle best practice europee. Certo, occorrerà intervenire sia nella fase exante, con strumenti che rafforzino la capacità del venditore di valutare correttamente il profilo di solvibilità del cliente prima di acquisirlo, che nella fase ex-post, con misure che consentano un più agevole recupero dell’insoluto da parte del venditore. A titolo di esempio la riflessione potrà vertere sull’introduzione di una banca dati dei clienti morosi, su un rafforzamento del servizio di pre-check, sull’adozione blocco dello switching, su un potenziamento dell’attuale Sistema Indennitario.
Fonte: Carlo Bagnasco – e7