Gli effetti dell’eolico: riscalda il suolo, ma raffredda il pianeta

Due scienziati hanno provato a simulare l’effetto dello sfruttamento intensivo dell’energia eolica: riscaldamento locale e raffreddamento globale.

Per arrivare a confermare i benefici delle rinnovabili Cambiamenti climatici, le cose non vanno affatto bene. Tra poco più di vent’anni, stando all’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di monitorare il cambiamento del clima, il riscaldamento globale supererà il limite di 1,5 gradi in più rispetto ai livelli pre-industriali. L’unica esile speranza per invertire la tendenza è legata all’abbandono dei combustibili fossili in favore delle energie rinnovabili. Solare ed eolico, in particolare: due scienziati di Harvard, Lee Miller e David Keith, hanno provato a simulare lo scenario (al momento piuttosto inverosimile) in cui un terzo degli Stati Uniti è coperto da pale eoliche, per capire quale sarebbe l’impatto sul clima.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Joule, ha evidenziato che in questo scenario la temperatura locale aumenterebbe di circa 0,24° C, il che potrebbe “oscurare” il beneficio derivante dall’abbandono dei combustibili fossili per circa un secolo. Ma attenzione. I risultati dello studio vanno interpretati con estrema cautela, e con molti distinguo. A prescindere dal fatto che è altamente improbabile pensare di coprire con pale eoliche una regione così estesa, il calcolo della differenza tra costi e benefici delle turbine eoliche è in realtà più complesso. E, stando al parere quasi unanime della comunità scientifica, i benefici del passaggio alle rinnovabili restano comunque, nel lungo termine, di gran lunga superiori a eventuali costi immediati.

 

(Leggero) riscaldamento a suolo
Andiamo con ordine. L’effetto di riscaldamento locale a opera delle pale eoliche, in realtà, è già noto da tempo alla comunità scientifica. Funziona così: la rotazione delle pale rimescola l’aria circostante, miscelando aria calda e aria fredda, e fa quindi leggermente aumentare la temperatura a terra. Uno studio pubblicato nel 2012 sulla rivista Nature Climate Change, per esempio, aveva mostrato che nei pressi di un parco eolico la temperatura al suolo sale, in media, di 0,72° C. Per quantificare l’effetto, nel loro lavoro, Miller e Keith hanno utilizzato il cosiddetto Weather Research and Forecasting model (Wrf), un modello sviluppato alla fine degli anni novanta dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) e da altri istituti di ricerca. Nello scenario ipotizzato dagli scienziati, un terzo degli Stati Uniti (quello centrale, il più ventoso) è completamente ricoperto da pale eoliche, il che dovrebbe essere sufficiente a soddisfare la domanda energetica dell’intera nazione. I risultati dei calcoli hanno mostrato che, in questa situazione, nella regione in cui sono in 16 funzione le pale eoliche la temperatura salirebbe, in media, di mezzo grado centigrado. E di circa 0,24° C in tutti gli Stati Uniti continentali. Un valore che, anche data la sovrastima del modello, sembra essere più o meno in linea con le misure effettuate nelle vicinanze dei parchi eolici. E che, dice il sommario del paper, “potrebbe superare per circa un secolo il riscaldamento evitato grazie alla riduzione delle emissioni”.

Un effetto reversibile
Come accennavamo, tuttavia, modello e risultati vanno presi con le pinze. Anzitutto perché lo scenario ipotizzato è del tutto irrealistico: “È come immaginare”, ha commentato al New Scientist Cristina Archer, esperta di energia eolica alla University of Delaware, “di salire in macchina in Ohio e guidare fino alle Montagne Rocciose e, guardando fuori dal finestrino, non vedere altro che pale eoliche. È uno scenario folle, che non si avvererà mai”. Tra l’altro, Archer aggiunge che il Wrf, il modello utilizzato, sovrastima di due o tre volte il riscaldamento del suolo a opera delle pale. Ma anche ipotizzando che lo scenario fosse effettivamente realizzabile, c’è dell’altro. Il cambiamento locale di temperatura è più alto di notte che di giorno, dal momento che il riscaldamento del suolo a opera del Sole durante le ore di luce è molto più forte rispetto all’effetto delle turbine. Di notte, invece, il suolo si raffredda, raffreddando anche l’aria immediatamente soprastante: le pale in movimento non fanno altro che spostare l’aria calda in quota e miscelarla con l’aria fredda in superficie, il che provoca un riscaldamento al suolo. Nel complesso, si tratta solo di una ridistribuzione del calore: la temperatura dell’atmosfera, nel suo insieme, non cambia. E, soprattutto, l’effetto finisce immediatamente quando le pale smettono di girare. In sostanza, l’aumento di temperatura è solo locale e del tutto reversibile.

Le rinnovabili ci salveranno
Tra l’altro, sono gli stessi autori del paper a raccomandare la massima cautela nell’interpretazione dei risultati. Commentando il sommario dell’articolo, Keith dice di “aspettarsi che quella frase possa portare a interpretazioni sbagliate”, e sottolinea quindi che “non c’è assolutamente dubbio sul fatto che il vento sia meglio del carbone”, pur ammettendo che gli impatti delle turbine eoliche – non solo il riscaldamento locale: ci sono anche le questioni legate all’inquinamento acustico, per esempio – vanno opportunamente tenuti in considerazione prima dell’installazione. Una cosa è certa: se il pianeta continuerà a riscaldarsi ci sarà parecchio da soffrire. E non sarà certo colpa del vento.

Fonte: Sandro Iannaccone – La Repubblica