Il futuro dell’energia, nessuno ha l’esclusiva

E’ passata pressoché sotto silenzio la notizia della volontà espressa la settimana scorsa da Assorinnovabili di unirsi ad Assolettrica per realizzare insieme Elettricità Futura, un progetto di integrazione verso un nuovo e più forte soggetto associativo

Nonostante le dichiarazioni alquanto enfatiche rilasciate per l’occasione dai rispettivi presidenti, Agostino Re Rebaudengo e Simone Mori, il primo per dire che “il futuro dell’energia parte da qui” e il secondo per mettere l’accento sul fatto che la nuova associazione “rappresenta ad oggi un caso unico in Europa, che sono certo sarà preso ad esempio da altre grandi realtà industriali del nostro continente”. Silenziosa fra l’altro Confindustria che nel 2003 aveva concepito l’idea di realizzare una federazione di secondo livello di tutto il settore dell’energia operante nel suo ambito.

Un’idea compromessa sul nascere dal rifiuto opposto nel febbraio 2006 proprio da Assoelettrica a figurare tra i soci fondatori di Confindustria Energia accanto a Anigas, Asiep, Assocostieri, Assomineraria e Unione Petrolifera. Una defezione pesante, spiegata all’epoca alla Staffetta dal direttore generale Francesco De Luca, con la necessità di dare la precedenza al processo di aggregazione della filiera elettrica. Un percorso, spiegò, che aveva ricevuto una spinta decisiva dalla liberalizzazione dei mercati elettrico e del gas e dalla nascita di una serie di figure e soggetti nuovi, non più solo produttori e auto-produttori, ma anche operatori attivi nella fase di intermediazione fra domanda e offerta di energia elettrica, grossisti, trader, broker, imprese di cogenerazione.

Un percorso, rimasto peraltro irrealizzato, che avrebbe dovuto portare alla nascita di una sorta di Federelettrica, in cui avrebbero potuto confluire Aiget, Aper e tutto il vasto arcipelago delle associazioni delle fonti rinnovabili, salvaguardandone peraltro in modo equilibrato specificità, diversità e visibilità. Che poteva essere un progetto sensato, se non fosse che rischiava, come poi è accaduto, di dar vita, parliamo di CE, ad “un’anatra zoppa” fortemente squilibrata sul versante idrocarburi. Che tale è in gran parte rimasta. Un silenzio che riguarda quindi anche questa federazione che nell’ultimo anno è sembrata assorbita quasi unicamente sul rinnovo del contratto energia e petrolio siglato a fine gennaio, per la cronaca poco dopo quello degli elettrici siglato da Assoelettrica, Utilitalia-Confservizi, Energia Concorrente, Enel, Gse, Sogin e Terna. E che, relazioni industriali a parte, se ancora esiste, qualche colpo lo dovrebbe pur battere perché l’operazione Elettricità Futura interessa più che mai anche il suo futuro. Silenzio che tuttavia non significa che l’operazione non sia guardata da molti con perplessità e riserve a partire dalle altre associazioni che nel tempo dovrebbero entrare a far parte di Elettricità Futura.

Unico a parlare Simone Togni, presidente 10 di Anev, che, pur aperto a forme di collaborazione, già un anno fa ne aveva criticato la tempistica e che da parte sua vedrebbe con più favore la costituzione di una “federazione delle rinnovabili”. Strada che, tra parentesi, alla fine dovrebbero battere anche i compositi interessi presenti nel settore dei biocarburanti. Perché l’impressione che si ricava, guardando a questa operazione, ma non solo, è che nessuno può pretendere di avere l’esclusiva di comparti così compositi. Mentre resta valida l’esigenza di una struttura super partes che rappresenti tutta la complessa filiera dell’energia, di secondo o addirittura di terzo livello se ad essa dovessero aggregarsi associazioni provenienti anche da Confcommercio e da Confartigianato.

Non solo per rappresentare unitariamente nei confronti delle Istituzioni nazionali e locali istanze di comune interesse relative al settore dell’energia, ma anche per dare un contributo alla soluzione di problemi che interessano il futuro del Paese (v. recente intesa Utilitalia/Anci). Se non si fa nulla, il rischio è di entrare in rotta di collisione proprio sul modo di interpretare il futuro dell’energia. Per questo, fin che si è ancora in tempo, riprendere il suggerimento, avanzato dieci anni fa da Assoelettrica e poi lasciato cadere, di partire cioè con una “consulta”, potrebbe rappresentare in questo momento un passo concreto per riavviare il discorso nella giusta direzione.

Fonte: Giorgio Carlevaro – Staffetta Quotidiana