Energivori, risparmi da 1,2 miliardi

Pronta la norma che riduce i costi per le imprese: entrerà nella legge europea

Si sblocca la partita degli aiuti alle industrie energivore. La norma con il nuovo regime di agevolazione arriva oggi al voto, in sede consultiva, nella commissione Attività produttive della Camera, come emendamento presentato da Francesco Sanna (Pd) alla legge di delegazione europea. Un passaggio decisivo ai fini della successiva approvazione del testo, in sede referente, da parte della commissione Affari europei. Sarà poi un decreto attuativo del ministero dello Sviluppo economico a definire la platea delle «imprese a forte consumo di energia elettrica» e il dettaglio delle agevolazioni, nonché i criteri con cui l’Autorità per l’energia provvederà alla traduzione concreta della misura, prevista per l’inizio del 2018. Alcune stime preliminari del ministero, emerse anche nell’ambito della presentazione della Strategia energetica nazionale italiana, hanno indicato in 1,2-1,5 miliardi di euro i possibili benefici economici per gli «energivori», quasi il doppio rispetto al vecchio regime.

Lo schema di agevolazione è stato autorizzato dalla Commissione Ue con decisione dello scorso 23 maggio e, come noto, arriva dopo lo stop di Bruxelles agli sconti per blocchi di consumo previsti dall’articolo 39 del Dl 83/2012 (il cosiddetto decreto sviluppo) e considerati potenziali aiuti di Stato in quanto destinati a favorire solo alcune categorie di imprese. La novità principale è l’utilizzo di una possibilità prevista proprio dalla Ue: l’applicazione della clausola sul valore aggiunto lordo (Val) per le imprese che hanno un costo dell’energia pari ad almeno il 20% dello stesso Val. Queste imprese potranno ridurre il proprio contributo per le rinnovabili fino allo 0,5% del Val, rendendo questo onere esclusivamente funzione del proprio risultato aziendale (fatto salvo la contribuzione minima richiesta dalle regole Ue). Per le altre imprese invece saranno per il momento mantenute classi di agevolazione basate sull’intensità energetica della produzione (costo energia/fatturato) applicando tra i parametri di riferimento l’efficienza del consumo e – altra innovazione – tenendo conto 10 anche del livello di internazionalizzazione del settore per favorire le imprese più esposte al commercio estero.

Le nuove tariffe, che scatteranno dal 1° gennaio, includeranno l’effetto della “tariffa degressiva” (più consumi e meno paghi): con il nuovo meccanismo, infatti, si espliciterà in un unico valore e in maniera più trasparente due benefici prima distinti (la tariffa degressiva per l’appunto e le agevolazioni previste dall’articolo 39). Un ulteriore emendamento riguarda i cosiddetti «gasivori», i grandi consumatori di gas. Il meccanismo è molto simile a quello fatto valere per il mercato elettrico e anche qui servirà un ulteriore passaggio, un decreto del Mise da emanare entro 45 giorni dall’entrata in vigore della legge, sentita anche l’Authority per l’energia: in sostanza, le imprese che potranno accedere alle agevolazioni saranno definite in base a parametri e requisiti legati ai livelli minimi di consumo, all’incidenza del costo del gas sul valore dell’attività d’impresa e al grado di internazionalizzazione delle stesse.

Una volta emanato il decreto, l’emendamento prevede un ulteriore step a carico dell’Autorità che, su indirizzo del Mise, dovrà mettere a punto, entro 120 giorni dal primo, un altro provvedimento per rideterminare i corrispettivi a copertura degli oneri generali del sistema gas, i cui proventi sono destinati a finanziare le misure necessarie a raggiungere gli obiettivi comuni in materia di decarbonizzazione. Nello stesso decreto, il regolatore dovrà stabilire poi i criteri di ripartizione degli stessi oneri a carico dei clienti finali, tenendo conto ovviamente della riclassificazione delle aziende grandi consumatrici di metano. Il varo delle nuove agevolazioni – dopo che nei mesi scorsi era stato sbloccato il pregresso (2013-2015) con un’intesa con la Commissione Ue – potrebbe risultare decisivo in alcune grandi partite industriali, a partire dal caso Alcoa. È anche vero che bisognerà scongiurare possibili aumenti per le altre categorie, come famiglie e piccole imprese. In questo senso anche la Sen – la cui consultazione pubblica, avviata il 12 giugno, è stata prorogata ieri dal Mise fino al 31 agosto – suggerisce la necessità di acquisire preventivamente i dati Val e le proiezioni sulla loro variabilità di anno in anno «per stabilire con precisione gli effetti economici e le conseguenti possibili azioni compensative».

Fonte: Celestina Dominelli e Carmine Fotina – Il Sole-24 Ore