Elettricità, i consorzi industriali evolvano in aggregatori

La domanda elettrica si sta affacciando in questi anni sul mercato come un potenziale attore di primo piano nella fornitura di servizi alla rete, oltre i confini della tradizionale interrompibilità del carico

Vanno in questa direzione ad esempio i recenti progetti pilota di Terna sulla unità virtuali di consumo per la partecipazione aggregata al mercato del dispacciamento (UVAC). Nel contributo che segue, Massimliano Piacentini, consulente del settore energetico, mette in rilievo il ruolo che in questo campo possono giocare i consorzi industriali, la cui attività dovrebbe a suo giudizio evolvere in quella di aggregatori evoluti, come dimostra il caso della britannica Restore, acquisita in novembre da Centrica.

I Consorzi entrano di diritto come clienti idonei alla trattativa con i fornitori di energia elettrica con il Decreto Bersani 79/99 del 16 marzo 1999: “i consorzi e le società consortili il cui consumo sia risultato nell’anno precedente, anche come somma dei consumi dei singoli componenti la persona giuridica interessata, superiore a 30 GWh, i cui consumi, ciascuno della dimensione minima di 2 GWh su base annua, siano ubicati, salvo aree individuate con specifici atti di programmazione regionale, esclusivamente nello stesso comune o in comuni contigui.” (art. 14, comma 2, lettera b)) Il fine è di consentire l’accesso al libero mercato dell’energia elettrica alle imprese che hanno consumi di almeno 2 GWh purché aggregati in lotti di 30 GWh anno; soglia poi ridotta a 20 GWh dal 1 gennaio 2000, a 9 GWh dal 1 gennaio 2002, a 100.000 kWh dal 29 aprile 2003, sino a consentire a tutti i consumatori non domestici di accedere al libero mercato dal 1 luglio 2004.

Nei primissimi tempi i Consorzi vengono gestiti con collaborazioni tecniche esterne sfruttando due necessità
complementari: lato cliente di essere libero nell’approvvigionamento, lato fornitore di non perdere i grandi clienti; sotto le direttive del Consiglio d’Amministrazione composto da consumatori, la esecuzione operativa dell’approvvigionamento è nelle mani del fornitore. Già da allora si poteva parlare di gestione attiva del portafoglio. Poi con un mercato più liquido, un crescente numero di fornitori che si affaccia al mercato ed i consumatori che imparano il mestiere della gestione degli acquisti, i Consorzi si rendono autonomi: alcuni Consorzi si strutturano, altri si trasformano in società divenendo dei veri e propri traders.

I Consorzi più strutturati accedono alle gare di importazione di energia elettrica, alle gare per servizi di interrompibilità, alle aste per la cessione di gas o cessione di spazi di stoccaggio a seguito dei tetti antitrust imposti ad ENI, alla vendita dei Titoli di Efficienza Energetica.
Altri Consorzi, più piccoli, danno luogo a gare della fornitura anche in più periodi dell’anno sfruttando i momenti
economicamente più convenienti. La crisi economica che dal 2008 al 2016 porta il PIL a ridursi di un 25% e la dirompente produzione fotovoltaica entrata in esercizio, fanno scendere i prezzi in maniera monotona dal 2011, dando maggior credito alla gestione attiva degli acquisti rispetto alla classica gara al miglior prezzo fisso; nel 2017 con la ripresa economica, e dei prezzi, le convenienze sembrano invertite: si torna alle classiche gare a prezzo fisso. La fornitura a prezzo fisso consente all’impresa certezza di budget e semplice controllo del costo della materia prima. Con la drastica riduzione dei prezzi, dei margini e del peso ridotto che ha il prezzo nella bolletta (30%), il potere d’acquisto non è sempre garanzia di significativa economicità. La diversificazione verso servizi già svolti da Fornitori, Distributori o ESCO, a prezzo, stenta a dimostrare un valor aggiunto. I Consorzi hanno svolto l’importante compito di traghettare il consumatore industriale sul libero mercato, rendendolo consapevole, capacitandolo. Ora i Consorzi devono evolvere verso ruoli di più alto profilo.

Il Clean Energy Package della UE e la SEN del Governo italiano indicano come “il ruolo del consumatore sta cambiando da soggetto passivo ad oggetto attivo in grado di modificare il proprio consumo in risposta ai  cambiamenti di prezzo sul mercato e, a certe condizioni, offrire servizi di rete. (…) Questo processo potrà essere sostenuto anche dall’organizzazione di nuovi soggetti aggregatori”.
Servizi importanti per la stabilità del sistema elettrico, e per questo remunerati, sono il bilanciamento dei carichi ed il dispacciamento dell’energia elettrica; costi passanti che sino ad oggi ogni consumatore si vede addebitati in bolletta, e raddoppiati in 10 anni da 7 a 16 €/MWh, possono trasformarsi in premio per il consumatore. Lo sviluppo di grandi impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, il cui rischio di investimento è minato dalla forte variabilità dei prezzi sul mercato, può contare sullo sviluppo di contratti a lungo termine stipulati con Aggregatori, i cui “soci aggregati” sono interessati alla sostenibilità ambientale dei propri prodotti. A maggio 2017, con la delibera 300/2017/R/eel, l’Autorità per l’energia apre il Mercato dei Servizi di Dispacciamento (MSD) alla domanda elettrica (ai consumatori); l’Autorità da il compito a Terna di individuare progetti pilota che riguardano modalità di partecipazione della domanda, delle unità di produzione ad oggi non abilitate, ivi inclusi i sistemi di accumulo e modalità di aggregazione delle unità di produzione e di consumo; per questo obbiettivo sono individuati:

BSP è il Balance Service Provider (o aggregatore), il soggetto responsabile per la partecipazione a MSD; UVA sono le Unità Virtuali Abilitate a partecipare al MSD; esse si dividono in:

– unità virtuali abilitate di produzione (UVAP), caratterizzate dalla presenza di sole unità di produzione non rilevanti (siano esse programmabili o non programmabili), inclusi i sistemi di accumulo;
– unità virtuali abilitate di consumo (UVAC), caratterizzate dalla presenza di sole unità di consumo (ad oggi tutte non rilevanti);
– unità virtuali abilitate miste (UVAM), caratterizzate dalla presenza sia di unità di produzione non rilevanti (siano esse programmabili o non programmabili), inclusi i sistemi di accumulo, sia di unità di consumo (ad oggi tutte non rilevanti);
– unità virtuali abilitate nodali (UVAN), caratterizzate dalla presenza di unità di produzione rilevanti oggetto di abilitazione volontaria e/o non rilevanti (siano esse programmabili o non programmabili), ed eventualmente anche di unità di consumo, sottese allo stesso nodo della rete di trasmissione nazionale.

A luglio 2017 il primo progetto pilota apre alla Domanda la partecipazione al MSD: per il periodo giugno-settembre 2017 vengono assegnati 86 MW a 30.000 €/MW base d’asta per un premio complessivo che ammonta a 2.580.000 € per tre mesi di servizio. A dicembre 2017 Terna pubblica la procedura per l’approvvigionamento a termine di risorse di dispacciamento per UVAC per il periodo 15 gennaio 2018 – 31 marzo 2018: POD in zone Nord e Centro Nord, servizio richiesto dalle ore 14 alle ore 20 da lun-ven compresi, taglia minima 1 MW, con un premio di 30.000 €/MW a cui si aggiunge il prezzo stabilito sul MSD (max 400 €/MWh) se chiamati, senza penali; vengono assegnati 77 MW per un ammontare di oltre 2 milioni di Euro. A gennaio 2018 Terna indice una seconda gara, sempre riservata ad UVAC, per assegnare 423 MW per un ammontare stimabile in 12 milioni di Euro.

Sempre a gennaio Terna assegna per il servizio di interrompibilità 2018-2020, che nel solo 2018 vale 255 milioni di
Euro/anno di cui 81 milioni di Euro sono a favore di Consorzi industriali (Aggregatori). L’opportunità che i Consorzi hanno nell’evolvere in Aggregatori è dimostrata dal recente caso belga: REstore, aggregatore,
gestisce 1,7 GW di picco di carico da un portafoglio di clienti industriali e commerciali in Belgio, UK, Francia e Germania; genera valore per le imprese aggregate attraverso servizi ausiliari compresi i mercati di risposta e della capacità. A novembre 2017 REstore viene acquistata da Centrica plc per 70 millioni di Euro.

Fonte: Staffetta Quotidiana