Elettricità, il caldo spinge i prezzi

Boom di domanda per condizionatori e frigoriferi – Centrali in affanno

Il caldo torrido, i fiumi prosciugati e l’aria densa generano non solamente ansimi di insofferenza. I consumi di elettricità corrono impazziti per rispondere alla marcia forzata di condizionatori d’aria, frigoriferi, banchi refrigerati. Ieri nell’ora più torrida, le 15 del pomeriggio, gli italiani bruciavano 55.655 megawatt di elettricità. E a domanda, la Borsa elettrica subito risponde. Nei primi tre giorni di agosto le quotazioni del chilowattora sono balzate. Un raddoppio. Gli effetti si vedono subito per le imprese ad alta domanda di energia, che acquistano i chilowattora direttamente in Borsa; ma le famiglie, i negozi e le piccole imprese subiranno il rincaro più tardi, al ritorno dopo le vacanze nelle bollette elettriche di autunno.

I numeri. La domanda di 55.655 megawatt rilevata ieri pomeriggio da Terna, la Spa dell’alta tensione, è a un alito dai 56.883 megawatt del primato del luglio 2015. Secondo gli esperti, per ogni grado in più sopra la temperatura di 25 gradi la domanda elettrica cresce tra 800 e mille megawatt.

Non c’è bisogno di scomodare l’economista Adam Smith (1723-1790) per vedere gli effetti di domanda e offerta sul mercato elettrico. La Borsa dei chilowattora ha subito raddoppiato le quotazioni del chilowattora all’ingrosso. Il Gestore dei mercati energetici, la Spa pubblica della borsa elettrica, ha rilevato in marzo, aprile, maggio, giugno e luglio quotazioni medie mitissime attorno ai 45 euro per mille chilowattora.

Per esempio l’elettricità all’ingrosso costava in media 44 euro in marzo, 43 in maggio, 48 euro in giugno. Ecco la media rabbiosa di agosto, appena quattro giorni: 85,17 euro per mille chilowattora, un raddoppio. I più furiosi sono i prezzi relativi alle forniture di ieri, giovedì: la media è di 104 euro, ma nell’ora di punta il prezzo è arrivato a 138,2 euro per mille chilowattora.

In questi giorni il sistema elettrico è messo a dura prova. L’affanno energetico viene da entrambi i lati, dalla domanda furibonda espressa da noi consumatori accaldati ma anche dall’offerta che può dare il sistema elettrico. Le centrali elettriche, i cavi, i trasformatori soffrono il caldo e basta poco per lasciare senza corrente interi quartieri di città o vaste porzioni di campagna.

Le centrali termoelettriche con il caldo rendono meno. Ansimano e producono meno chilowattora perché si riduce il “salto termico” che dà efficienza. Cavi e trasformatori non riescono a dissipare il calore e friggono. Ma stanno soffrendo soprattutto le centrali idroelettriche, che non riescono a supplire a sufficienza alla domanda. L’allarme siccità è soprattutto nelle Alpi Orientali: diversi bacini idroelettrici del Triveneto sono addirittura al fango del fondo. Secondo l’Anbi (l’associazione dei consorzi di bonifica irrigua) i bacini montani dell’area del Piave sono vuoti al 95% e a Bolzano l’Adige in magra ha indotto il presidente della Provincia autonoma, Arno Kompatscher, a firmare un provvedimento per ridurre i consumi di acqua. Più generosa la portata del Po che a Pontelagoscuro (Ferrara) ieri aveva 547,8 metri cubi di acqua al secondo, un po’ di più della portata minima di 450 metri cubi.

Fonte: Jacopo Giliberto – Il Sole 24 Ore