Borse mondiali, petrolio o «verde»? Come investire sul derby dell’energia

La pandemia inasprisce la sfida tra oro nero e rinnovabili

Tutto non sarà più come prima sui mercati finanziari, ma già si vedono cose dell’altro mondo. A cominciare dalle quotazioni del petrolio che — fatto storico — ha toccato valori negativi. Uno scenario che riflette il forte calo della domanda di consumi legato all’avvio della recessione globale sulla cui durata nessuno, per ora, osa fare previsioni.

Le ricadute negative sulle Borse non si sono fatte attendere. Dall’altro lato della medaglia cresce invece l’interesse per le fonti di energia rinnovabile e più in generale l’economia circolare. Se quindi da un lato le Borse soffrono trascinate al ribasso, anche dai titoli petroliferi, dall’altro si fanno strada nuovi leader che ambiscono, in un futuro non troppo lontano, a prenderne il posto. L’Economia del Corriere ha così messo sotto osservazione le principali società mondiali nei rispettivi settori per capire come hanno reagito di fronte all’esposizione del virus.

Borse mondiali, petrolio o «verde»? Come investire sul derby dell’energia
Il primo dato importante è che i titoli verdi staccano nettamente quelli dell’energia classica in termini di performance anche se entrambi si muovono, in media, in territorio negativo da in inizio anno. Se la statunitense Conoco e la spagnola Repsol lasciano sul terreno quasi la metà del proprio valore, le americane Enphase Energy e NextEraEnergy, un colosso da 120 miliardi di dollari di capitalizzazione, 4 volte l’italiana Eni, sono entrambe in territorio positivo.

In Europa, la performance migliore è quella di Falck Renewables che sfiora la parità. E sulla distanza dei 12 mesi il rialzo raggiunge il 40%. Sui lati opposti della barricata altre due società italiane: Eni ed Enel. Nel corso degli ultimi anni, sotto la guida del neo confermato amministratore delegato Francesco Starace, Enel ha svoltato con decisione verso il «verde» con una potenza installata ai vertici mondiali: 50 mila megawatt installati attraverso 1.200 impianti sparsi in 5 continenti diversi. Entro il 2030 l’energia verde assicurerà circa un terzo del fabbisogno energetico del pianeta e in questa prospettiva il gruppo intende diventare interamente senza emissioni di Co2. Una strategia apprezzata dagli investitori che aveva spinto il titolo sui massimi storici a 8,60 euro poco prima dello scoppio della pandemia. Da inizio anno il titolo lascia sul terreno il 15%, facendo comunque meglio del listino principale e di Eni, che perde il 49%. La strategia di Starace trova un ampio consenso tra gli analisti. Gli ultimi in ordine di tempo a esprimere apprezzamento sono stato quelli di Equita Sim che lo scorso 21 aprile hanno confermato la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 8,1 euro su Enel. «La conferma alla carica di ad di Enel è una notizia positiva per il titolo anche se già scontata nei mesi scorsi considerati le anticipazioni e il consensus generalizzato sulla sua riconferma», si legge nella ricerca.

Le strategie
Anche Eni sta progressivamente spostando il proprio focus anche se resta saldamente tra le big oil mondiali. A fine febbraio, in occasione della presentazione del Piano strategico l’amministratore delegato Claudio Descalzi, anche lui riconfermato alla guida del gruppo, ha lanciato la sua «rivoluzione verde»: nei prossimi 30 anni ci sarà una trasformazione in società dell’energia a tutto tondo, sempre più focalizzata su gas naturale e rinnovabili. Le emissioni di «gas serra» saranno ridotte dell’80% entro il 2050. In un orizzonte più breve, prezzi del petrolio permettendo, la società si è impegnata a investire 4 miliardi di euro tra ricerca e impianti nel campo dell’economia circolare. In attesa del futuro prossimo Kepler Cheuvreux ha confermato la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 10,5 euro. I conti del primo trimestre sono stati decisamente migliori a livello operativo convincendo gli analisti a mantenere invariata la raccomandazione.

Ma il piccolo gioiello delle energie pulite made in Italy si chiama Falck Renewables. Dall’acciaio al green è un esempio di successo di riconversione industriale. Anche nel management: a presiedere il gruppo c’è infatti Enrico Falck, poco più che quarantenne affiancato da Toni Volpe, ex top manager Enel nel campo delle rinnovabili. Un tandem che a partire dal 2016 ha portato il prezzo del titolo a moltiplicarsi di 4 volte, con l’utile netto da 20 milioni ai 50 milioni di euro. Risultati che hanno portato Banca Akros a confermare il giudizio accumulate, con un target price di 4,6 euro. Gli esperti segnalano come Volpe abbia confermato che la crisi legata al Covid-19 non sta influenzando le attuali attività o ritardando la costruzione dei nuovi impianti di energia rinnovabile.

Fonte: Adriano Barrì – Corriere della Sera