Allarme tsunami in Giappone A Fukushima torna la paura

Le autorità nipponiche alla popolazione: “Abbandonate la costa”

Un terremoto di magnitudo 6,9 ha colpito nella prima mattina locale la prefettura di Fukushima a sei anni e mezzo di distanza da quello del 2011, tristemente passato alle cronache come il peggior disastro nucleare dopo quello di Cernobil, che fece circa 18 mila vittime e 160 mila sfollati. Erano le 5,59 locali, il Giappone si stava svegliando e il terremoto si è sentito fino alla capitale. Lo tsunami che è seguito, due onde alte rispettivamente 60 e 90 centimetri, ha fatto crescere l’allarme. Un’ora e mezza dopo il premier Shinzo Abe ha dichiarato che stava monitorando la situazione e che avrebbe preso misure appropriate alla situazione per portare in salvo i residenti. Resta in vigore l’allerta tsunami per possibili onde anomale di 3 metri. Alla popolazione che abita lungo la costa le autorità nipponiche hanno consigliato di allontanarsi dall’epicentro e spostarsi verso l’interno della regione e in punti più alti sul livello del mare.

La centrale di Fukushima è stata evacuata anche se sembrerebbe che per il momento non sia stato registrato alcun incremento delle radiazioni all’esterno della centrale. Fortunatamente dopo la tragedia del 2011 ci sono solo due reattori operativi in Giappone ed entrambi sono a sud ovest del paese. Ma anche gli impianti nucleari chiusi devono continuare a mantenere attivo il sistema di raffreddamento. La Tepco, l’agenzia elettrica di Tokyo, avrebbe verificato immediatamente lo stato dell’impianto di Fukushima comunicando un guasto nel sistema di raffreddamento del terzo reattore, ma tranquillizzando sul fatto che ci fosse abbastanza acqua nelle cisterne perché la centrale non fosse immediatamente in pericolo.

Purtroppo già secondo il rapporto di Greenpeace (Radiation Reloaded), uscito a marzo di quest’anno, ci vorranno diversi decenni, forse anche secoli, perché gli effetti sulla natura e sull’uomo dell’incidente del 2011 si azzerino. Studi scientifici inoltre hanno rivelato mutazioni nei tronchi degli abeti dovute probabilmente all’esposizione alle sostanze radioattive e alti livelli di cesio, sostanza prodotta dalla fissione dell’uranio, in ampi tratti di costa nei pressi degli estuari dei principali fiumi che attraversano la regione. Secondo gli attivisti di Greenpeace «il governo Abe continua a sostenere il mito secondo cui a cinque anni di distanza dall’incidente di Fukushima tutto sia tornato normale». Non è così. E da oggi ha ancora meno probabilità di esserlo.

Fonte: Cecilia Attanasio Ghezzi – La Stampa