Rinnovabili, il Ppa “obbligatorio”

I contratti pluriennali di compravendita saranno necessari per garantire l’adeguatezza del sistema elettrico

Tra poco la stipula, in Italia, di accordi pluriennali per la compravendita di energia elettrica non farà più notizia. Nell’ultimo mese sono stati tre gli accordi tra un produttore e un trader; tutti, per agevolarne la bancabilità, definiti prima della realizzazione dei relativi impianti a fonti rinnovabili. Il più significativo, in termini di potenza e durata, è quello tra European Energy e Axpo Italia per una serie di Ppa – con durata superiore a 12 anni – concernenti l’acquisto dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici (per una potenza complessiva massima di 300 MW).

“Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. Il commento di Tito Livio ben si addice a un contesto in cui la fattibilità di Ppa con caratteristiche comparabili a quelle di analoghi contratti stipulati in altri paesi, rappresenta la risposta vincente alla sequenza di “se” e di “ma” che nell’ultimo anno ha caratterizzato il dibattito su questa tipologia di contratti. “Se” e “ma”, in buona parte finalizzati ad approfondire l’applicabilità di un tipo di contratto concepito in un contesto di promozione delle Fer (gli Usa) diverso dal nostro, contribuendo pertanto a fare chiarezza. Per la restante parte messi invece strumentalmente in campo per negare a priori prospettive di successo ai Ppa. Sarà una mera coincidenza, ma nella seconda categoria a prevalere sono stati interlocutori notoriamente tiepidi nei confronti delle rinnovabili o addirittura poco favorevoli al loro sviluppo: e si comprende il perché.

Questa tipologia di Ppa è infatti uno strumento importante per la realizzazione degli obiettivi energetico-climatici al 2030, come conferma la proposta del Piano nazionale energia e clima (Pec), dove alle misure per agevolarne lo sviluppo “senza che ne derivino oneri a carico dello Stato e dei consumatori” viene dedicato un intero paragrafo. Ma vi è di più. La contrattazione a lungo termine diventerà addirittura irrinunciabile, quando tra non molti anni, grazie ai ridotti costi degli accumuli, gli impianti eolici e fotovoltaici, oltre a fornire una capacità produttiva ben superiore all’attuale, saranno attivi sul mercato, al limite per tutte le 24 ore.

Di conseguenza, con l’attuale meccanismo di formazione del prezzo all’ingrosso del kWh, determinato da quello marginale, nelle ore di bassa domanda crescerebbero le offerte di energia a prezzo zero (o negativo), mettendo innanzi tutto a rischio la sopravvivenza degli impianti a combustibili fossili, ma anche di quelli alimentati da biomasse. Dopo di che, rimasti soli, nelle ore (nei giorni) di bassa domanda, gli impianti a costo proporzionale nullo (idrici, geotermici, FV, eolici) finirebbero con l’eliminarsi a vicenda, sempre a colpi di offerte a prezzo zero o negativo. Utilizzate oggi come soluzioni contrattuali che agevolano la bancabilità della produzione elettrica rinnovabile, i contratti a lungo termine (fra cui anche quelli generati dalle aste) diventeranno quindi strumenti obbligati per garantire l’adeguatezza del sistema elettrico. Saranno loro a dominare un mercato della capacità che, a differenza di quello attualmente in attesa di decollo, ridurrà drasticamente la volatilità dei prezzi, a vantaggio in particolare del sistema produttivo, soprattutto nei comparti dove è elevata l’incidenza del costo del kWh su quello complessivo dei beni prodotti. Con il mercato del giorno prima sempre più marginale.

Il fattore critico sarà pertanto la tempistica. La diffusione della cultura dei Ppa sarà abbastanza rapida da diventare dominante prima che la crescita della produzione elettrica rinnovabile incominci a mettere a repentaglio l’adeguatezza del sistema? Misure in grado di agevolare la crescita dei Ppa vengono indicate dal Pec: possibilità che lo Stato fornisca una “spinta iniziale”, tramite progetti pilota nell’ambito del Piano d’azione nazionale sugli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione e delle procedure di acquisto per forniture di energia tramite le gare svolte dalla Consip; strumenti per favorire l’aggregazione della domanda potenziale, in particolare delle piccole e medie imprese.
Tra le possibili controparti dei produttori aggiungerei anche le comunità energetiche locali, che in un ambito territoriale circoscritto possono aggregare la domanda di enti pubblici, aziende, consumatori domestici; comunità il cui ruolo nel futuro assetto energetico è analizzato in più punti all’interno del Pec. Se il trend dell’ultimo mese ricevesse conferma, le misure di accompagnamento al decollo di Ppa potrebbero però restare inutilizzate. A giudicare dalle risposte date nell’intervista pubblicata mercoledì sulla Staffetta, di questo sono convinti Miguel Marroquin e Dario Gallanti di ONE, un advisor che nel 2018 ha seguito le trattative concernenti uno dei 2 GW stipulati in Spagna mediante Ppa.

Fonte: Giovanni Battista Zorzoli – Staffetta Quotidiana