Petrolio, dall’Opec Plus via libera a tagli più severi

Approvata la proroga delle attuali quote produttive e il recupero dei tagli mancati. Se tutti si allineeranno (e non è facile) la riduzione potrebbe arrivare a 11 milioni di barili al giorno

L’Opec Plus è riuscita a mostrarsi compatta e a mettere in riga i disubbidienti. Il vertice dei produttori di petrolio, almeno sulla carta, si è chiuso con un successo pieno: l’Iraq, la Nigeria e tutti gli altri Paesi che finora hanno violato le quote di estrazione si sono impegnati non solo ad allinearsi al più presto, ma a recuperare entro settembre gli arretrati. I tagli di produzione dovrebbero quindi diventare ancora più incisivi, addirittura raggiungendo 11 milioni di barili al giorno il prossimo mese, se tutto procedesse secondo i piani: esito a dire il vero non facile, che per di più viene complicato dal cessate il fuoco appena raggiunto in Libia. Secondo fonti Reuters, il giacimento Sharara – in grado di produrre 300mila bg – starebbe già ripartendo grazie alla tregua, dopo 4 mesi di blocco.

La Libia è esente dai tagli di produzione, che Arabia Saudita e Russia sono riuscite come previsto a prorogare di un mese a livelli simili agli attuali: la coalizione ha dovuto rinunciare al contributo di 100mila bg finora offerto dal Messico, ma a luglio il taglio prescritto sarà comunque di 9,6 mgb (e non di 7,7 mbg come rischiava di essere, in base al calendario approvato lo scorso aprile). Aggiungendo il recupero di 1,4 mbg (i tagli mancati, secondo stime di Energy Intellingence) si arriverebbe a una riduzione di ben 11 mbg: abbastanza da spostare in deficit il mercato del petrolio, in modo da avviare lo smaltimento delle enormi scorte accumulate durante la pandemia, che hanno superato un miliardo di barili nel mondo.

L’accordo Opec Plus è condizionato al rispetto delle quote produttive, che sarà verificato con cadenza mensile: se qualcuno sgarra, salta tutto. Ed è proprio questo l’aspetto che rende l’intesa vulnerabile. Negli oltre tre anni di esistenza dell’Opec Plus (e nei sessant’anni dell’Opec) non si è mai verificato nemmeno per brevi periodi che tutti i membri rispettassero al 100% gli impegni. Che sia inganno deliberato o incapacità a tenere fede agli impegni (magari perché i partner stranieri nei giacimenti si rifiutano di collaborare) la trasgressione per molti Paesi è la norma. E si tratta proprio di quei Paesi che oggi solennemente promettono di rigare dritto.
«Dobbiamo essere vigili», ha raccomandato il ministro saudita Abdulaziz Bin Salman, di fronte a «eventuali segnali di cedimento rispetto agli impegni presi» e anche «sull’immagine che offriamo al mondo esterno». È necessario «aderire al 100% ai tagli», ha aggiunto il russo Alexandr Novak, perché «il mercato è ancora fragile».

Le promesse dei disubiddienti sollevano dubbi
L’Iraq – che a un mese dall’incarico del nuovo premier ha appena nominato ministro del Petrolio Ihsan Abdul Jabbar Ismail, ceo della Basra Oil Company – ha giustificato le inadempienze passate con le «difficoltà economiche, finanziarie e tecniche», gli impegni contrattuali con le compagnie internazionali e il «rinvio del dialogo con il governo regionale del Kurdistan»: problemi che promette di affrontare, in modo da raggiungere gli obiettivi imposti dall’Opec Plus, ma che sembrano impossibili da risolvere dall’oggi al domani, con un colpo di bacchetta magica. Anche la Nigeria e il Kazakhstan dovranno trovare il modo di mettersi d’accordo con le major straniere che operano sul loro territorio, tra cui l’Eni (presente anche in Iraq). E non sarà facile, anche se Abuja – prima ancora che il vertice cominciasse – aveva chinato il capo, diffondendo un comunicato in cui afferma di «sottoscrivere il concetto di compensazione», quello che impegna a recuperare tra luglio e settembre i tagli produttivi dei «Paesi che a maggio e giugno non sono in grado di raggiungere la piena conformità».

In base ai dati Opec Plus, a maggio l’Iraq ha sforato di 520mila barili al giorno, la Nigeria di 120mila bg, l’Angola di 130mila. Tra i non Opec, il Kazakhstan ha estratto 180mila bg di troppo e la Russia 100mila. L’Opec Plus controllerà che le violazioni non si ripetano, anche se non dispone di meccanismi sanzionatori. Il gruppo si riserva inoltre di deliberare nuove proroghe delle attuali quote produttive, se le condizioni del mercato petrolifero lo richiederanno. In ogni caso se ne riparlerà al prossimo vertice, fissato per il 30 novembre e 1° dicembre.

Fonte: Sissi Bellomo – Il Sole-24 Ore