La transizione energetica e le leggi della fisica

La sicurezza non è un fatto scontato, le leggi della fisica non sono negoziabili e la transizione energetica europea non può essere solo una gara a chi annuncia l’obiettivo più ambizioso

A farlo presente ai decisori pubblici europei alla vigilia delle elezioni Ue, e con toni insolitamente netti, sono stati i gestori delle maggiori reti elettriche nazionali d’Europa: in tutto 15 tra cui quelli di Francia, Germania, Belgio, Italia, Svizzera, Austria e Spagna, che in una dichiarazione congiunta ripubblicata venerdì dalla Staffetta, da un lato dichiarano il proprio pieno impegno a facilitare la transizione e il raggiungimento degli obiettivi della Cop21, dall’altro chiedono “un dialogo aperto con tutti gli stakeholder e i decisori” e un “più forte coordinamento tra le politiche nazionali”. A cominciare – come ha messo particolarmente in chiaro l’a.d. della francese Rte Brottes – dalla ridefinizione dei mix nazionali, uno dei fattori chiave dalla transizione.

Si è già visto a livello di singoli Paesi come l’individuazione di target sfidanti si trovi presto a fare i conti con limiti oggettivi di tempi e copertura del fabbisogno: ad esempio nel caso della riduzione della quota di nucleare in Francia, su cui Macron ha dovuto presto sconfessare la tempistica data ancora per possibile in campagna elettorale, dell’uscita dal carbone in Germania, che come visto richiederà tempi lunghi e risorse ingenti, per tacere del più semplice (in teoria) phase out del carbone italiano, che il Governo conferma in ogni sede ma senza ancora riuscire a indicare un percorso chiaro.

Ora con l’avvicinarsi di scadenze decisive come il 2030, i gestori di rete, che vivono sulla propria pelle le conseguenze di queste scelte – “siamo noi a dover rispondere di qualunque incidente rilevante nel sistema” – decidono di alzare la voce e attirare l’attenzione sul problema, evidenziandone anche la dimensione transfrontaliera. Sottolineando cioè che non solo i vari phase out e la transizione in generale hanno impatti non da poco nei singoli Paesi ma ridefiniscono anche gli equilibri a livello di sistema europeo – equilibri di cui bisogna tenere conto prima e non dopo di fare le scelte. Nella lettera i gestori di rete insistono più volte sul tema della sicurezza delle forniture, da “non dare per scontata”, ma anche sul mantenere i “costi sostenibili” per i consumatori e chiedono tra le altre cose: “il necessario margine di manovra” nell’assolvimento dei loro compiti, un ruolo importante nella valutazione dell’adeguatezza dell’offerta di lungo termine e strumenti che ne diano segnali di prezzo (chiaro riferimento ai meccanismi di capacità), un adeguato sostegno regolatorio agli investimenti, un ruolo abilitatore nello sviluppo di soluzioni innovative, dallo storage al demand response.

I Tso naturalmente sono anche parte in causa, la transizione ne mette in discussione il ruolo storico (es. dal demand response alla generazione distribuita) lasciandogli nel contempo – come ricordano gli a.d. – l’ingrato compito di garantire da ultimo che le luci restino accese. Ma questo non basta a liquidarne la dichiarazione come una mera autodifesa di categoria. Sarebbe un errore che rischiamo di pagare caro.

Fonte: Staffetta Quotidiana