Il nucleare che (non) abbiamo

Tutto considerato, il market design non è forse l’unico né il maggiore dei problemi dell’elettricità europea

Viene da pensare questo, guardando a quanto sta accadendo al nucleare francese, finora ignorato dalla stampa e dalla politica italiane nonostante le implicazioni per prezzi e sicurezza anche nostre. Come segnalato, una serie di fermate impreviste, disposte dall’agenzia per la sicurezza atomica transalpina, sommandosi alle manutenzioni programmate, ha fatto sì che oltre un terzo della capacità nucleare francese sia attualmente ferma. 20 reattori su 58 totali, con impatto crescente sui prezzi di borsa della Francia, che dopo mesi di bonaccia intorno ai 30 €/MWh sono balzati sopra i 60 e poi ancora sopra i 70 nei giorni scorsi, dopo la notizia della prossima fermata sempre su disposizione dell’ASN, di altri 5 reattori. Trascinando con sé le quotazioni dei paesi vicini, tra cui l’Italia, dove i prezzi, da mesi intorno ai 40 €, sono di recente saliti sopra i 60 (relativamente meno toccata la Germania).

Non c’è un’emergenza in atto. Neppure però si tratta di un fenomeno ordinario. L’authority ha disposto che le fermate vengano effettuate subito per consentire verifiche su un’eccessiva concentrazione di carbonio nell’acciaio di alcune componenti dei reattori prodotte dalla giapponese JCFC, che secondo l’Autorità potrebbe renderli più fragili del previsto – lo stesso problema rilevato nell’EPR in costruzione a Flamanville, ma in forma più acuta. “Un’anomalia seria”, ha detto il presidente dell’ASN Chevet. EDF ha detto di confidare di poter riavviare dodici reattori per fine anno. Ciò avverrà solo se riuscirà a dimostrare la sicurezza degli attuali generatori di vapore, altrimenti non potrà riavviare gli impianti senza sostituire i generatori stessi. Gli interrogativi al momento riguardano per lo più la copertura del fabbisogno nella vicina stagione invernale e l’effetto sui prezzi. L’atomo copre il 75% del fabbisogno francese, il picco di consumo (2012) è stato di 102 GW. In caso di bisogno dovranno venire in aiuto le altre fonti, Edf dispone di 10 GW di termico a gas, carbone e olio più l’idro, e ovviamente le importazioni dall’estero.

La situazione potrebbe inoltre accelerare l’approvazione a Bruxelles del capacity market locale. Tuttavia è impossibile non guardare più in prospettiva, e non serve neppure spingersi lontano: la Francia è da tempo alle prese col rebus del suo parco nucleare, in fase di progressivo invecchiamento, tra costi di dismissione giganteschi e di incerta copertura, e indecisione sui prolungamenti delle vite degli impianti, su cui i fatti di queste ore certo non aiutano. L’effetto sull’import e i prezzi italiani ci costringe a considerare che si tratta di un problema che riguarderà l’intera regione, anche i Paesi come l’Italia che il nucleare lo hanno chiuso. E che, più che mai, problemi e soluzioni dei singoli sistemi elettrici nazionali – inclusa l’overcapacity e il sottoutilizzo del parco termoelettrico – devono essere guardati obbligatoriamente in una dimensione europea.

Fonte: Staffetta Quotidiana