Elettricità europea decarbonizzata al 92% entro il 2050

A livello mondiale quota Fer al 48%, ma intanto gli investimenti nei primi 6 mesi 2019 scendono ai minimi da 6 anni. Il rapporto Bnef presentato oggi all’Enel

Il drastico calo dei costi di eolico, fotovoltaico e batterie stimolerà l’elettrificazione a livello globale e porterà le due fonti al 48% del mix di generazione entro il 2050, con un picco del 98% in Europa. E’ quanto emerge dal New Energy Outlook 2019 di BloombergNEF (Bnef), secondo cui nei prossimi 30 anni la quota del carbone nel mondo scenderà dal 37 al 12% e quella di gas, idroelettrico e nucleare resterà sostanzialmente stazionaria.

In base all’Outlook, presentato oggi a Roma presso la sede dell’Enel, la domanda elettrica mondiale aumenterà di qui al 2050 del 62%, traducendosi in un quasi triplicamento della capacità di generazione con relativi investimenti per 13.300 miliardi di dollari, dei quali 5.300 destinati all’eolico e 4.000 al solare. In aggiunta, saranno spesi 840 mld $ per le batterie e 11.400 mld $ per l’espansione delle reti.
Nel periodo considerato saranno realizzati nuovi impianti di generazione per oltre 15.000 GW, l’80% dei quali a emissioni zero. Quasi la metà degli investimenti in nuova capacità di generazione – 5.800 mld $ – si registrerà in Asia, con Cina e India che da sole assommeranno a 4.300 mld $. Gli Usa, in cui le Fer arriveranno al 2050 al 43% del mix, non andranno oltre i 1.100 mld $.

“I tempi in cui vi era bisogno di un supporto diretto, come il conto energia, sono finiti”, ha detto presentando il rapporto la direttrice Energy economics di Bnef, Elena Giannakopoulou, ma aggiungendo che “per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione e contenimento della temperatura al di sotto dei 2°C “servono altri cambiamenti politici, in particolare la riforma dei mercati elettrici per garantire che eolico, solare e batterie siano correttamente remunerati per il loro contributo alla rete”. Bnef ha presentato, sempre oggi, anche il rapporto preliminare sugli investimenti nelle Fer nella prima metà del 2019, che a causa soprattutto di un crollo del 39% della Cina a 28,8 mld $ sono scesi ai livelli minimi dal 2013: 117,6 mld $, il 14% in meno rispetto ai primi 6 mesi del 2018.

In base ai dati del centro studi londinesi, sono risultati in contrazione nel semestre – seppure in misura minore rispetto al gigante asiatico – anche gli investimenti negli Usa e in Europa: rispettivamente -6% a 23,6 mld $ e -4% a 22,2 mld $. In salita, invece, le spese in Giappone (+3% a 8,7 mld $), India (+10% a 5,9 mld $) e Brasile (+19% a 1,4 mld $). In Europa la classifica degli investimenti Fer nella prima metà dell’anno vede al primo posto la Spagna con 3,7 mld $ (+235%), seguita a pari merito con 2,5 mld $ ciascuna da Svezia (+212%) e Regno Unito (+35%), dall’Olanda (+41% a 2,2 mld $) e dalla Germania (-42% a 2,1 mld $).

Fonte: QE